GROSSETO – Un corso di aggiornamento dedicato al trattamento del laparocele, uno dei problemi più gravi e più frequenti che possono presentarsi dopo un intervento di chirurgia addominale.
Organizzato dalla Chirurgia generale dell’ospedale di Grosseto, con il patrocinio della Clinical robotic surgery association (CRSA – la principale associazione mondiale di chirurghi robotici), della Scuola internazionale di Robotica di Grosseto e della Società scientifica internazionale per il trattamento della patologia erniaria, è in programma all’hotel Airone a Grosseto, venerdì 20 maggio a partire dalle 9.
Oltre 100 gli iscritti, provenienti da tutta Italia, che si confronteranno sulle nuove tecniche di riparazione di questa complicanza, affrontando l’argomento da un punto di vista multidisciplinare, chirurgico, farmacologico, biomeccanico, epidemiologico. Saranno presenti al corso, come relatori e partecipanti, oltre ai chirurghi, anche farmacisti e ricercatori, ingegneri biomeccanici, epidemiologi, gestori del rischio clinico e del controllo di qualità. L’obiettivo è creare una rete di esperti multidisciplinare, regionale e interregionale, che metta la propria esperienza al servizio della ricerca e della cura, che collabori e scambi esperienze, che nessun singolo ospedale da solo potrebbe esprimere.
“Il laparocele – spiega il dottor Luca Felicioni responsabile per quanto riguarda la Chirurgia di parete mini-invasiva del Misericordia – è un’ernia che si forma su una ferita chirurgica in fase di cicatrizzazione; è una vera e propria ‘ossessione’ per i chirurghi, se si considera che ogni paziente già sottoposto ad intervento chirurgico, potrebbe essere rioperato per questa complicanza, con impatto umano, sociale ed economico sempre più pesante da sostenere.
Molti sono i fattori che provocano il laparocele: biologici, collegati alla struttura genetica del paziente; tecnici, connessi alle preferenze del chirurgo; tecnologici, legati ai materiali impiegati. Se l’aspetto biologico sembra contare per il 70%, da anni la medicina e la ricerca stanno compiendo enormi sforzi per minimizzare il restante 30% delle componenti tecniche e tecnologiche: mettendo a punto interventi a minor rischio di laparocele, riparando le ernie postchirurgiche in modo duraturo; individuando la protesi ideale, studiando materiali sempre più innovativi e compatibili”.
Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti grazie a nuovi materiali, nuove tecniche e nuovi approcci, chirurgia tradizionale, laparoscopica e robotica. “A Grosseto da tempo usiamo tecniche mininvasive che stiamo integrando con strategie d’avanguardia – spiega il dottor Paolo Bianchi direttore della Chirurgia generale e minivasiva dell’Ospedale di Grosseto – per individuare la metodo migliore e il materiale più indicato per la riparazione dell’ernia. È qui che entra in gioco una rete tra strutture e professionisti, che possa collaborare nel tempo, condividere un linguaggio comune su questa grave patologia, portare l’informazione all’esterno, aprendo un canale di comunicazione anche con i cittadini-utenti, veri destinatari di ogni nostra azione di ricerca e di miglioramento”.