ROCCASTRADA – «Dall’analisi delle informazioni raccolte sulle procedure di collocamento dei gessi rossi nel territorio del comune di Gavorrano, sono emerse incongruenze e lacune che vanno oltre le posizioni pro e contro le soluzioni proposte, che necessitano da parte dei soggetti pubblici serie valutazioni di impatto ambientale, privilegiando il bene pubblico alle legittime facilitazioni economiche del privato». Così Moreno Bellettini e Simonetta Baccetti del comitato civico di “Insieme per Roccastrada”, intervengono sulla vicenda ambientale in merito alla proposta di utilizzare la cava della Bartolina per lo stoccaggio a discarica dei gessi rossi, scarti della lavorazione per la produzione del biossido di titanio, nello stabilimento chimico sito nella area industriale della piana di Scarlino.
«Premesso che non abbiamo nessuna remora per la collocazione degli scarti della citata lavorazione industriale, se compatibili con i siti scelti, ed in linea con quanto previsto dall’accordo volontario del febbraio 2004 tra azienda enti pubblici e parti sociali .Veniamo brevemente ad illustrare i motivi del nostro dissenso sulla proposta del sito “cava della Bartolina” – dicono -. Riteniamo che il sito non rientri nei parametri dettati dall’accordo il quale ,prevede l’utilizzo dei gessi rossi per progetti finalizzati al recupero ambientale, con procedimenti idonei al miglior reinserimento ambientale dei siti degradati. Che i siti prescelti devono essere morfologicamente simili al rifiuto. Che i siti devono essere ubicati in zone in cui le acque superficiali e le falde acquifere profonde siano adeguatamente protette dalla morfologia e dalla geologia del suolo, che gli interventi devono garantire il non peggioramento delle caratteristiche delle acque eventualmente interessate. Che usare voragini come discarica del rifiuto, rendono impossibile i previsti controlli di conformità del prodotto, (il quale non esce sempre omogeneo dal processo produttivo)».
«Concludendo ricordiamo a tutti, che in prossimità delle cave, quella gemella ancora attiva e quella dismessa, sviluppatesi in profondità per circa cento metri, scorrono il torrente Mollarella e il fiume Bruna. Che dalle pareti interne alla voragine sgorga copiosamente acqua, tale acqua finisce sul fondo delle cave da dove può essere facilmente tolta usando pompe aspiranti e reinserita in superficie o lasciata in loco senza nessun danno ambientale – aggiungono -. Possiamo tutti immaginare cosa succederebbe se all’acqua interna alla cava venissero immessi i gessi-fanghi rossi, composti prevalentemente da carbonato di calcio e ossido di ferro, e se la acque non più aspirate, totalmente peggiorate (inquinate), fuoriuscissero in superficie o si mischiassero in profondità con le acque dei corsi d’acqua limitrofi».
«Certi che le osservazioni sopra sinteticamente esposte faranno ulteriormente emergere la necessità di un serio e responsabile esame sulla collocazione dei gessi rossi. Al fine di salvaguardare decisamente l’ambiente e la salute pubblica – concludono -. Auspicando un deciso no da parte dell’amministrazione di Gavorrano alla proposta di realizzare una discarica nella cava della Bartolina».