MASSA MARITTIMA – Delusi. Così si dicono gli ex collaboratori di “Collaborazione e sviluppo” l’associazione di Lucca che in questi mesi ha gestito alcune strutture di accoglienza profughi in Maremma. «Si va verso l’assemblea di Prata per l’accoglienza dei profughi – affermano – e da parte dei lavoratori non viene nascosta la delusione per avere appreso dell’incontro pubblico promosso dall’amministrazione, quando in passato per un’analoga situazione che si era verificata in Ghirlanda, questa disponibilità è sempre stata negata».
«Ma la maggiore delusione nei confronti dell’amministrazione sta nel fatto che, nonostante le richieste, i molti tentativi di contatto per farsi ascoltare dal comune nelle nostre ragioni, senza per questo chiedere sponsor o giudizi, siano stati vani e senza risposte» proseguono gli ex lavoratori. I collaboratori ricordano inoltre che sono stati sentiti dalla 3^ Commissione Regionale, dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta, dai sindaci di Gavorrano, Roccastrada e Montieri.
«Non vogliamo avere ragione per forza perché la verità è opinabile e per stabilire dove si trova ci sono leggi che disciplinano i vari ambiti, ma crediamo che l’ascolto da parte del comune di Massa, ci poteva essere concesso – proseguono -. Così come abbiamo fatto con gli altri amministratori e istituzioni, avremmo fornito strumenti di valutazione aggiuntivi per valutare una situazione che avrà risvolti giudiziari sui temi del lavoro, su alcuni atti e atteggiamenti tenuti dall’associazione che lunedì sera parteciperà con il sindaco di Massa all’incontro. Ma non solo questo».
«L’associazione continua ad eludere i pagamenti di rimborsi dovuti e le motivazioni questa volta si legano al fatto che di mezzo ci siano gli avvocati. “Se volete chiudere – come afferma il presidente – troviamoci d’accordo, noi siamo disponibili ad accogliere offerte anche maggiori rispetto al dovuto per evitare quei rischi a carico di tutti, ma in particolare di chi ha avviato la causa”. Ma gli ex dipendenti dell’associazione replicano che nessuno vuole ciò che non spetta ma il dovuto in virtù delle norme contrattuali e delle prestazioni eseguite – proseguono gli ex collaboratori -. Eppure la proposta avanzata dai dipendenti in sede di conciliazione presso l’ispettorato del lavoro dallo Studio Antichi è stata ignorata dall’associazione e ciò ha indotto alla causa di lavoro non solo limitata agli aspetti economici ma anche e soprattutto per questioni di diritto».
Elia di Pace non ci sta è l’unico ad oggi ad essere stato escluso dai pagamenti dei rimborsi e data la sua situazione di giovane precario vuole chiarezza: «ho inviato le richieste di rimborso con rispetto di modalità e tempi. Dopo mesi di giacenza della mia richiesta mi dicono che ci sono cose inesatte. Se questo è e se ci sono cose che non tornano riferite al conteggio dei chilometri, verifichino loro e liquidino quanto, sempre per loro, risulta congruo. Le mie valutazioni in merito saranno successive».
Ed aggiunge: «nessuno, se non Matteo Tronchetti, uomo di fiducia del presidente Ghionzoli, mi ha mai fatto promesse di lavoro e il mio ruolo è stato deciso dal presidente con delibera anche se, voglio ricordare, la richiesta di ingresso nell’associazione è avvenuta solo dopo il controllo della Direzione provinciale del lavoro, avvenuto il 6 ottobre, nel tentativo di mettere a posto le carte». Di Pace conclude «La causa è per la verifica del rispetto di una legge dello Stato, mentre i chilometri fatti con il mio mezzo e le anticipazioni con i miei soldi, sono per competenze svolte per conto dell’associazione che è pagata per l’attività di accoglienza con soldi pubblici».