GROSSETO – Vengono da Niger, Mali, Pakistan, Ghana. Vengono dall’Africa e dall’Asia, alle spalle vite differenti, e differenti fantasmi, e una speranza comune: di poter restare in Europa, ma anche di imparare come si vive e come si lavora in Italia. Per questo 13 ragazzi provenienti da diverse parti dell’Asia e dell’Africa hanno partecipato ad un progetto rivolto alle persone inattive. Il progetto, studiato dall’Altra città con Cna e finanziato dalla Cassa di Risparmio, era rivolto ai ragazzi tra i 18 e i 30 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet. Il fine era quello di inserirli in percorsi formativi o di istruzione.
Il progetto quest’anno è stato esteso anche ad un gruppo di migranti: si tratta di giovani accolti dalla cooperativa “Solidarietà e crescita”. Gli stranieri hanno incontrato sei artigiani, visto come funziona il loro lavoro, migliorato la propria lingua anche grazie ad un video da rivedere poi a lezione.
Il progetto segue la falsa riga del progetto Next level, che si basa sull’incontro tra artigiani e studenti delle scuole.
«Questo è anche un modo – sottolinea Renzo Alessandri direttore Cna – di far uscire questi giovani dallo spazio angusto dell’accoglienza, metterli a contatto con il mondo dell’impresa, come già facciamo con l’esperienza di Next level. Quest’anno 70 ragazzi che non vogliono continuare a studiare dopo le superiori hanno già fatto domanda per partecipare e capire come funziona il mondo artigiano e imprenditoriale».
Simone Giusti, responsabile per l’Altra città, parla di «esperienza positiva. È stato importante trovare la disponibilità di Cna e degli artigiani. L’idea è che, a contatto con gli imprenditori, si possa imparare non solo quel lavoro specifico, ma lo spirito di iniziativa e imprenditorialità che serve per fare tante cose: dalla ricerca del lavoro all’università. Si può imparare che qualsiasi cosa va conquistata e costruita».
Inizialmente ci sono stati alcuni incontri con un consulente per fare un bilancio delle competenze e compilare il curriculum vitae e poi gli stranieri sono stati indirizzati verso gli artigiani e in seguito in aula per una serie di lezioni di approfondimento. Ad accompagnare i richiedenti asilo un mediatore culturale, Garba Razak, 28 anni, un ragazzo del Niger arrivato a Grosseto nel 2011 e che ha scelto di restare a vivere a Grosseto.
Interessante anche l’esperienza degli imprenditori: Manuela Borri della sartoria di Ribolla GuidoRiccio l’ha vissuta come un’esperienza «interessante e anche divertente non ci era mai capitato di avere ragazzi in azienda, da noi non capita che i ragazzi vengano a cercare lavoro».
Mario Marraccini che si occupa di carpenteria «Abbiamo accolto con entusiasmo questa visita in azienda». Mentre Franco Cerulli dei cantieri navali di Porto Santo Stefano ha mostrato il lavoro sulle barche in costruzione e su quelle in fase di restauro «A volte vengono per uno stage gli studenti del nautico ma loro ci sono sembrati più interessati»
Al progetto hanno partecipato la Fabbreria Maremma, i cantieri navali Cerulli, l’azienda Lanini per la lavorazione dei pinoli, il fabbro di Marco Sora la sartoria GuidoRiccio e Fedeli arredamenti.