GROSSETO – La ventilata abolizione o modifica dell’esercizio della professione medica in intramoenia altro non è che l’ennesimo attacco ai camici bianchi e al rapporto fiduciario tra medico e paziente.
Già la riforma sanitaria regionale ha dato il colpo di grazia trasformando intere province in periferia dell’impero, riducendo l’offerta sanitaria ai minimi termini e affidando la direzione politico-amministrativa all’improvvisazione di chi ha il solo scopo di difendere la propria scrivania con le connesse prebende.
Cancellare o modificare l’intramoenia significa impedire al cittadino la scelta del medico a cui affidare la propria salute, rimanendo sempre nella struttura pubblica. Inoltre, si permetterebbe a molti validi specialisti di dedicarsi ad altre attività o di migrare verso situazioni meglio remunerate. Ma non solo: una scelta del genere porterebbe di fatto all’allungamento ulteriore e drammatico delle liste d’attesa.
L’introduzione regionale dei ticket sanitari in base al reddito ha di fatto quasi equiparato la spesa per il ticket alla parcella percepita dai medici in intramoenia – parcella che va decurtata di una percentuale che incassa la Asl – tanto da far divenire conveniente la scelta della libera professione. Spesso l’intramoenia compensa stipendi inadeguati per il blocco dei rinnovi contrattuali quando invece potrebbe essere una risorsa preziosa poiché le Aziende potrebbero diluirvi gli ingorghi aberranti delle liste d’attesa, magari rinunciando alla loro quota di guadagni su queste prestazioni.
L’abolizione dell’intramoenia è, di fatto, l’ennesimo colpo alla qualità del sevizio sanitario nonché un nuovo attentato alla salute dei pazienti. Noi siamo al fianco dei medici che compiono ogni giorno il proprio dovere con professionalità e passione all’interno del servizio pubblico. Metterli in grado di lavorare bene significa difendere i cittadini. E noi vogliamo farlo.