GROSSETO – «La Maremma è uno dei territori che soffre e ha sofferto in passato di più per la crisi, grazie alle scellerate scelte delle varie amministrazioni che si sono succedute, una crisi economica, occupazionale e sociale che non sembra vedere fine». È l’opinione del Mat, il Movimento autonomista toscano «Per questo proponiamo l’avvio dell’iter per l’istituzione di una “Zona Franca” della Maremma, sia riferita ai territori sul mare sia alle zone interne, che preveda l’introduzione delle merci con esenzione completa dalle imposte doganali e dall’Iva e dalle accise, l’esenzione delle imposte sui redditi (IRPEF-IRES), l’esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), l’esenzione dall’imposta municipale propria (IMU), l’esenzione dai contributi previdenziali fissi per artigiani e commercianti per le nuove iniziative produttive e considerevoli riduzioni per quelle già esistenti» (nella foto Roberta Saccani rappresentante del Mat).
«I benefici dell’istituzione di una zona franca sarebbero per il territorio maremmano enormi – prosegue il Mat -: con l’esenzione da tutti i tipi d’imposizione fiscale che abbia come presupposto la territorialità, si avrebbe una immediata diminuzione del costo di produzione di qualsiasi prodotto e servizio, rendendo conveniente fare e produrre lavoro, ma non a scapito della popolazione del territorio, che troverebbe invece conveniente lavorare sul posto senza essere costretta a emigrare per mancanza di lavoro e di opportunità».
«La Maremma ha diritto ad un regime pari a quello che hanno già altri territori in Italia (come in Sardegna e nei porti di Livorno e Trieste), in Europa (isole Canarie, Liverpool e Southampton in Inghilterra) e nel mondo (in territori del Giappone, dell’Uruguay, del Cile e del Brasile), con le stesse caratteristiche di spopolamento, le stesse difficoltà dei collegamenti e dei trasporti, e gli stessi elevatissimi costi di produzione e del lavoro. E’ un’opportunità che questo territorio non può lasciarsi più sfuggire – conclude il Mat – se non vuole autocondannarsi ad un perenne declino senza speranza».