GROSSETO – “Intossicazione da formaggio contaminato. Una notizia che ci fa rabbrividire e non solo perché il protagonista della vicenda ha poco più di un anno ma anche per il fatto che l’alimento in questione viene prodotto da un paese membro della CE, gode di libera circolazione e può trovarsi in qualsiasi scaffale delle piccola o grande distribuzione. Purtroppo, siamo certi, che questo non sarà l’ultimo caso del genere che le cronache registreranno; per questo ancora una volta, impotenti da una parte dinanzi concorrenza sleale e dall’altra alla legittima circolazione dei prodotti, invitiamo i consumatori a fare l’unica cosa possibile: scegliere prodotti italiani, ancor meglio quelli locali” Non usa mezzi termini Enrico Rabazzi, vicepresidente regionale , e presidente provinciale Cia- Confederazione Italiana Agricoltori- nel commentare la vicenda accaduta a Firenze.
“Se è vero che abbiamo sempre chiesto una burocrazia più snella-aggiunge Rabazzi-questa non è mai stata riferita ai controlli, ai quali siamo pronti a sottostare ogni volta che ci viene chiesto, così come abbiamo sempre ringraziato le forze dell’ordine ogni volta che hanno fatto emergere uno scandalo. Ciò che invece torniamo a chiedere con forza è che i controlli sulla sicurezza alimentare che vengono richiesti ai nostri agricoltori vengano richiesti anche per i prodotti importati. Non invitiamo a boicottare i prodotti provenienti da altri Stati, ma pretendiamo la reciprocità negli scambi.
La salubrità dei prodotti Made in Italy viene garantita dal Ministero della Salute e, in nome della salute pubblica e di una leale concorrenza, pretendiamo lo stesso da chi importa alimenti cosi come vogliamo etichette chiare e leggibili. Tuttavia- precisa il presidente- siamo sicuri che anche questo non basterà ad evitare che i pirati dell’agroalimentare trovino scappatoie per questo invitiamo i consumatori a leggere attentamente le etichette e comunque a scegliere prodotti locali. I nostri agricoltori-conclude- non hanno interesse a danneggiare la salute del consumatore, tanto meno a rovinare il comparto che da loro un reddito. Non neghiamo che anche da noi ci sono i furbi ma si tratta di frodi e non di criminali che vendono veleno al posto di cibo sano. Scegliere i prodotti della zona sembra dunque essere l’unica soluzione per portare in tavola prodotti certificati, inoltre prediligere il locale contribuisce ad aiutare il settore primario che a sua volta potrà continuare a fornire prodotti genuini .