GROSSETO – “Cronaca di una morte annunciata. È quanto dobbiamo rilevare in merito al settore primario stritolato dalla concorrenza sleale, da oneri pesantissimi, dalle bizzarrie climatiche, da un Europa non sempre amica e dai problemi legati ai predatori”. È questa l’amara considerazione del vicepresidente regionale e presidente grossetano Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, Enrico Rabazzi.
“Tra i settori in forte difficoltà, quello della zootecnia potrebbe essere paragonato a un malato terminale, un malato che sopravvive con la bombola di ossigeno ma non sa se arriverà a domani. La crisi che schiaccia il settore delle vacche da latte è a un passo dal non ritorno e ora la globalizzazione rischia di far crollare il prezzo del latte alla stalla”. Ad aprile si rinnoverà il contratto di un anno-spiega Rabazzi- e il rischio è che si importi latte dal nord Europa a 30 centesimi, un prezzo impossibile per le nostre aziende che oggi, a 41 centesimi, stentano a tirare avanti a causa dei costi elevati del settore. Nella nostra provincia sono circa 120 le aziende che producono latte ma sono allo stremo. Certo i provvedimenti di questi ultimi giorni sono importanti ma ancora lontani da quello che serve, così come non è più possibile rimandare l’attuazione di una seria politica di contenimento dei predatori”.
“Provocatoriamente, ma poi non così tanto, ribadiamo che con un numero più limitato di predatori e ungulati l’uomo e l’ambiente possono sopravvivere, senza agricoltura no. Oramai cinghiali e lupi sono fuori da ogni controllo, non passa giorno che i raccolti non vengano distrutti da cinghiali o che non si registri un attacco ai pascoli. E che la questione lupo, o ibridi, sia da bollino rosso lo dimostra il fatto che non solo vengono sbranate le pecore ma ultimamente si registrano aggressioni a animali da cortile e non sono mancate carcasse di mucche e cavalli”.
“La Regione, alla quale lo Stato ha girato la questione, deve dunque intervenire immediatamente. La nostra pazienza e finita così come i tempi di attesa. È arrivato il momento di agire subito. Sono oltre 25 anni che noi abbiamo sollevato la questione lupo-continua il presidente- e la situazione è andata peggiorando. Il lupo è incompatibile con il nostro lavoro, i nostri animali per avere le caratteristiche che hanno devono essere liberi e non possono essere richiusi dentro fortificazioni e recinti. Negli anni la politica si è fossilizzata attorno ai regolamenti e alle accuse degli ambientalisti della domenica e la zootecnia è arrivata a un passo dal tracollo. Tutto questo mentre pretendiamo dagli agricoltori cibo sano e garantito. Se la Regione vuole continuare a vantarsi delle nostre produzioni-conclude Rabazzi- se non intende creare una nuova categoria di disoccupati deve agire in fretta, anche riaprendo immediatamente i bandi per gli indennizzi. Ricordiamo che chi ha avuto i danni dal primo novembre 2014 ad oggi sta ancora aspettando”.