SORANO – «Sostenere che chi non condivide la proposta di fusione fra Sorano e Pitigliano lo fa perché si perderebbero alcune poltrone è non solo assurdo ma significa anche impostare questo tema, che invece è serio, in modo strumentale e, per quanto ci riguarda, assolutamente sbagliato». Afferma Carla Benocci, sindaco di Sorano e componente la giunta dell’Unione dei Comuni.
«Le dichiarazioni attribuite ai consiglieri di opposizione, e quindi sembra di capire non solo la rappresentante dei 5 Stelle di Sorano ma anche quelli del Pd di Pitigliano e della minoranza di Manciano, vanno ben al di là di un confronto politico anche aspro. Siamo invece in presenza di toni e contenuti al limite dell’offensivo». prosegue la nota del Comune.
«Quello che è poi inaccettabile è che questo sparare nel mucchio dell’Unione dei Comuni prenda spunto da una iniziativa promossa dal Movimento 5 Stelle a Sovana a favore della fusione fra Pitigliano e Sorano alla quale i sindaci dei due Comuni, invitati pochi giorni prima a mezzo email, non erano presenti – precisa Benocci -. A parte il metodo seguito di lanciare a caldo dall’oggi al domani una proposta di fusione, sembra che per il M55 non si possa pensarla diversamente o non avere la fretta che hanno loro, giustificata da una presunta possibile obbligatorietà, smentita in questi giorni dal presidente del consiglio regionale toscano e dal presidente di Anci Toscana e respinta dall’assemblea regionale dei sindaci dell’Uncemm».
«Che l’Unione dei Comuni delle Colline del Fiora abbia problemi, che viva da tempo una serie di oggettive difficoltà è un dato di fatto ma è altrettanto vero che i sindaci e la giunta hanno assicurato il suo funzionamento, compreso l’esercizio delle funzioni associate, in particolare quella relativa ai servizi sociali,di fondamentale importanza per territori come i nostro e per i loro abitanti, nonché delle Centrale unica di acquisti. Non risulta che fino ad oggi i citati abbiano avanzato una sola proposta per migliorare il funzionamento dell’Unione o per migliorare i suoi servizi. Ora ne decretano d’ufficio la fine, sparano a zero sull’Unione e sugli amministratori scendendo sul piano dell’attacco personale e poi si lamentano perché le loro istanze, e soprattutto il modo di porle, non sarebbero considerate. O addirittura non condivise. Cosa che – conclude il sindaco – in democrazia come è noto è proibito».