GROSSETO – “Ogni volta che accade un episodio così drammatico ci sentiamo direttamente coinvolti e chiamati in causa, perché morire in solitudine è un cazzotto nello stomaco ai tentativi di una città di essere solidale e attenta ai bisogni dei più fragili”. È il commento di don Enzo Capitani, direttore della Caritas e del vice Luca Grandi, in merito alla notizia dell’anziano trovato cadavere nella sua auto.
L’uomo era un ospite abituale della mensa da circa un anno. “Fino al pranzo di domenica, aveva passato in Caritas tutti i giorni delle ultime festività natalizie – spiega Luca Grandi – Era un tipo schivo, rarissime visite al centro di ascolto e qualche chiacchiera scambiata con i volontari, che hanno sempre cercato di accoglierlo al meglio, cercando di accompagnare al pranzo e alla cena un accoglienza non solo fatta di cibo”.
Era la mensa il servizio a cui l’anziano uomo si rivolgeva con frequenza pressoché quotidiana negli ultimi 14 mesi. “Praticamente sempre presente al pranzo, più di rado alla cena. Degli altri servizi del centro di accoglienza si può dire che ne avesse usufruito poco o nulla, se non in rarissime circostanze la doccia o un cambio di indumenti. Era, come detto, molto riservato e anche i volontari erano riusciti a conoscere poco della sua storia, il che rende più difficile aiutare chi versa nel bisogno”.
“La sua morte e le modalità con cui è avvenuta hanno colpito tutti in Caritas. Un dramma della solitudine e della povertà nella nostra città, nelle nostre strade – dicono ancora don Enzo Capitani e Luca Grandi – che ci deve fare interrogare come comunità e come singoli cittadini. Oggi non sempre la povertà si traduce in persone mal vestite e senza soldi in tasca; anzi, sempre più spesso oggi povertà equivale alla perdita delle relazioni con la famiglia prima e con gli amici poi. Auspichiamo che questa morte non venga dimenticata in fretta, ma possa essere richiamo continuo a quei valori di umanità che diamo per scontati mentre invece la nostra vita sempre più di fretta e a volte sempre più distratta ci rende incapaci di accorgerci dei dolori, delle sofferenze e delle sconfitte di chi è più debole”.
“Quando una persona muore in una macchina è sempre una sconfitta per tutti, a partire dalle istituzioni. Tutto quello che abbiamo provato a fare per lui non gli ha infatti impedito la tristissima fine di cui è stato vittima. Avremmo voluto fare di più, e del resto chi non vorrebbe, fare sempre molto di più”. a parlare sono il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi e l’assessore Goretti.
“La situazione di quest’uomo era nota da tempo, sia a livello familiare che di salute – prosegue il Comune -. Ha infatti avuto molteplici contatti con il CoeSo e con gli uffici del nostro assessorato alle Politiche sociali. Dopo che era stato sfrattato dall’appartamento dove era vissuto precedentemente ma disponendo di una pensione eravamo riusciti a trovargli anche degli alloggi di fortuna, anche una stanza presso una famiglia”.
“Lo avevamo poi ospitato per mesi nel dormitorio di via De Amicis grazie all’impegno di Anteas. Cercavamo di aiutarlo attraverso l’impegno della Ronda della Carità quando, sempre per scelte personali, decideva di tornare in strada. Anche qualche mese fa lo avevamo fatto sistemare nuovamente in via de Amicis ma non si era più presentato, nemmeno agli appuntamenti periodici con le diverse strutture sociali.
Ci abbiamo provato in tutti i modi ma la realtà è che non ce l’abbiamo fatta. Ed è per questo – concludono sindaco e assessore – che sentiamo la morte di questa persona anziana e sola come una sconfitta”.
“Con pudore e con sincero rispetto guardo alla triste vicenda dell’uomo trovato cadavere nella sua auto, che da quel che si apprende era anche la sua unica abitazione. Purtroppo non è il primo caso del genere di cui le cronache locali ci danno conto e vorrei tanto augurarmi che fosse l’ultimo”. Ad intervenire è il candidato sindaco del Pd Lorenzo Mascagni.
“Una città che comprensibilmente invoca sicurezza contro la criminalità, deve però saper proteggere anche e soprattutto chi è più debole ed esposto – prosegue Mascagni -. A Grosseto è significativo il servizio che quotidianamente rendono la Caritas, le istituzioni che si occupano di sociale e molte realtà di volontariato cattolico e laico, ma ogni volta che si verificano questi episodi così tristi ci accorgiamo che non basta neppure il molto che viene fatto. Bisogna però intendersi: se tragedie come questa ci indignano, ci devono anche ricordare che i poveri non sono un problema, ma che hanno problemi e che una città sicura è anche e soprattutto una città solidale, che guarda alle marginalità, sa farsene carico perché riconosce il primato della persona”.
“Ogni istituzione, a partire dal Comune, deve saper tenere desti nei cittadini questi sentimenti – si legge nella nota -. Altrimenti non basteranno servizi qualificati, competenze professionali e un volontariato generoso per arginare le povertà vecchie e nuove. Serve invece un sussulto di solidarietà che coinvolga tutti: istituzioni e singoli grossetani. I poveri, lo ribadisco, nella mia visione di città non sono un problema, né un peso da scaricare, ma da portare trovando nuove risposte di inclusione come peraltro Grosseto ha saputo già fare: dai servizi della Caritas, ai micro dormitori presenti in alcuni quartieri in strutture pubbliche o parrocchiali – conclude Mascagni -, alla ronda della carità”.