GROSSETO – Domani, 10 febbraio, ricorre il Giorno del Ricordo per commemorare i martiri delle Foibe, ossia le vittime italiane degli eccidi titini, migliaia di italiani furono gettati dalle milizie jugoslave, spesso ancora vivi, in voragini che si aprivano nel terreno.
Per questo motivo sono molte le manifestazioni che si svolgeranno, anche in provincia di Grosseto, per non dimenticare.
“Grosseto nel giorno del Ricordo tiene viva la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della complessa vicenda del confine orientale – afferma il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi -. La legge che nel marzo del 2004 fissò il 10 febbraio come momento commemorativo si proponeva di accrescere la consapevolezza storica su questi eventi e sui drammi che anche nel recente passato hanno caratterizzato il nostro Paese e l’Europa. Per questo motivo e per questi nuovi percorsi di conoscenza la nostra storia si è arricchita, permettendoci di riscoprire e riscrivere un capitolo del nostro passato. Sono stati tolti i veli della diffidenza e talvolta delle pregiudiziali ideologiche che avevano condannato questi eventi a un lungo oblio. Il grande lavoro portato avanti nell’ambito della ricerca ha trovato un importante contributo anche nel territorio grossetano e di questo siamo riconoscenti a quanti hanno ritenuto indispensabile riflettere su argomenti delicati e ancora vivi nella memoria di molte persone. Il giorno del Ricordo è quindi una valida occasione di conoscenza, comprensione e confronto, di cui oggi più che mai, si sente il bisogno”.
“Il ricordo può essere un filo prezioso per riannodare i pezzi di un passato lacerato – afferma invece Antonfrancesco Vivarelli Colonna, candidato sindaco del centrodestra alle amministrative di Grosseto -. Nel giorno in cui si commemora la tragedia degli esuli fiumani, istriani e dalmati, è necessario riconoscere quanto sia stato colpevole il silenzio che ha, per decenni, nascosto questo dramma. La ragione di Stato, le ideologie e, forse, anche il peso psicologico della sconfitta hanno impedito non solo che si facesse giustizia su quei fatti, ma che si potesse elaborare il lutto per quell’amputazione dolorosa. Ricordare oggi gli Italiani a cui è stata sottratta la propria terra, la propria patria, significa restituite loro la dignità di un’esistenza. Significa ridare loro l’identità. La memoria non è mai un risarcimento pieno, purtroppo, ma di sicuro è un diritto che va riconosciuto. Per permettere a noi tutti, oggi, di costruire un passato condiviso”.
L’Isgrec ha scelto quest’anno di mettere al centro il tema dell’esodo di istriano-dalmati e giuliani. Dal 10 al 17 febbraio saranno esposte nella Biblioteca F. Chioccon dell’Isgrec due mostre: la prima, “La nostra storia e la storia degli altri”, racconta il viaggio sui luoghi della memoria del Confine orientale compiuto da un gruppo di insegnanti guidati dall’Isgrec; l’altra, libraria, espone i volumi più significativa della Biblioteca dell’Istituto che si occupano del tema del confine orientale. Sono possibili visite guidate su prenotazione la mattina per le classi, il pomeriggio dalle 16 alle 18 per il pubblico. L’inaugurazione si terrà la mattina del 10 febbraio.
L’Anpi organizzerà in piazza Rosselli il pomeriggio del 10 febbraio, alla 16.30 un presidio «per esprimere ancora una volta l’anima democratica e antifascista della città e della Maremma».
«A Roccastrada dove esisteva una foiba profonda una settantina di metri in località “aratrice”, nota ai roccastradini e a tutti gli abitanti dei poderi della zona come “pozzo sprofondatoio, sarebbero stati infoibati soldati tedeschi, militi della guardia nazionale repubblicana e membri delle forze dell’ordine – afferma il comitato Insieme per Roccastrada -. Il 10 febbraio si celebra il giorno del ricordo per commemorare tutti i caduti che quasi nessuno ricorda, i cittadini uccisi nel territorio di Roccastrada e i roccastradini uccisi dopo l’8 settembre del 1943 in altre parti d’Italia, le più volte assassinati a sangue freddo da partigiani comunisti. A oltre 70 anni dalla fine della guerra per il rispetto dovuto a chi è morto seguendo i propri ideali, è dovere commemorare commemorare l’esodo dei 350.000 Giuliano Dalmati e i massacri delle foibe eseguiti dai partigiani comunisti Jugoslavi del maresciallo Tito e i servitori dello stato e dei militi della Guardia Nazionale Repubblicana ammazzati a guerra ormai finita».
L’associazione Deceris ha invece organizzato una fiaccolata che partirà alle ore 18 del 10 febbraio da piazza San Francesco e terminerà al Parco della Rimembranza, ove verrà apposta una corona di fiori in memoria degli italiani uccisi.