ORBETELLO – Nel luglio dello scorso anno, in piena emergenza ambientale e con quintali e quintali di pesce a “bagno” nella laguna di Orbetello la ditta Calussi, in forza di una ordinanza emessa dal sindaco, ha rimosso e raccolto le carcasse di pesce – a rischio di putrefazione – avviandole allo smaltimento.
Ebbene: la ditta Calussi ha potuto emettere la propria fattura solo nel mese di novembre – ci sono voluti quasi quattro mesi per capire a chi tale documento dovesse essere intestato.
A fronte del protrarsi dei tempi, la Cna ha invitato il Sindaco Paffetti ad adoperarsi per sollecitare il pagamento e porre fine ad una telenovela a dir poco incresciosa senza aver ricevuto, ad oggi, alcuna risposta.
«Nelle scorse settimane – spiegano dalla Cna –, come associazione, abbiamo riproposto in forma scritta alla dr.ssa Paffetti i problemi incontrati da un’azienda di piccole dimensioni che la scorsa estate, in piena emergenza Laguna, si è fatta carico – senza “vedere” un euro – della raccolta, del deposito e del successivo smaltimento di una enorme quantità di carcasse di pesce».
«Con la suddetta nota, abbiamo ricordato al Sindaco di Orbetello che nonostante i ripetuti contatti e incontri con il Comune e con la Regione l’impresa non solo non ha riscosso ma non ha neppure avuto una indicazione sui tempi di liquidazione della propria fattura.
Su richiesta dell’impresa, ci siamo direttamente interfacciati con gli uffici regionali per avere chiarimenti. La risposta, però, non è stata quella che aspettavamo».
«Ci è stato infatti riferito che non necessita alcun nulla osta regionale – nessuna richiesta in tal senso, peraltro, risulta essere stata inviata dal Comune – e che con il decreto 4830 del 21 ottobre scorso la Regione ha trasferito 742 mila euro al Comune».
«Di conseguenza, a loro giudizio, il Comune avrebbe potuto tranquillamente pagare: in primo luogo perché disponeva della copertura finanziaria necessaria (il Comune ha fatto anche una variazione di bilancio) e poi perché il suddetto Decreto richiamava, espressamente, quello con cui era stato dichiarato, a seguito degli eventi verificatisi l’estate scorsa, lo stato di emergenza ambientale».
«Da quando sopra si deduce, a nostro modesto giudizio, che il Comune sarebbe – per la verità non da ora –, ricorrendo i necessari presupposti di legittimità giuridica e contabile, nelle condizioni di pagare quanto dovuto».
«Sulla base di tali premesse, l’atteggiamento degli uffici comunali ci sembra francamente inspiegabile. Sarebbe il caso che il Sindaco Paffetti interrompesse il lungo silenzio che ha accompagnato questa vicenda e, dopo aver pagato quanto dovuto (si tratta di circa 70 mila euro) ne desse una spiegazione plausibile».