GROSSETO – Il pescato toscano protagonista questa mattina in Camera di commercio. In un seminario informativo e formativo rivolto a tutte le componenti della filiera (dai produttori ai consumatori finali), il sistema di tracciabilità del Marchio Costa Toscana ha fatto il suo primo importante passo verso le tavole dei consumatori. Questa mattina infatti sono state presentate ufficialmente le caratteristiche e il funzionamento del sistema di tracciabilità e del marchio dedicato alla valorizzazione del pescato locale. Nell’occasione sono stati illustrati anche i risultati di due analisi realizzate nelle fasi preliminari di studio e “disegno” del nuovo marchio: la mappatura delle esperienze precedenti o similari in ambito regionale e nazionale e l’analisi della sostenibilità economica organizzativa del sistema di tracciabilità e del marchio collettivo.
“Il Marchio è uno strumento di grande valore per tutta la filiera, in grado di garantire vantaggi sia per gli operatori della filiera ittica, sia per i destinatari finali, i consumatori – spiega Antonio Romeo, responsabile area di DINTEC, la società del sistema camerale che ha costruito il disciplinare del Marchio – Per questo, nel disegnare il sistema di tracciabilità, si è tenuto conto della necessità di valorizzare maggiormente l’origine locale del pescato, agevolare le operazioni di etichettatura da parte degli operatori e individuare esclusivamente informazioni ad alto valore aggiunto per il consumatore, come la freschezza e l’origine.”
Convinto il sostegno del presidente Riccardo Breda della Camera di commercio di Grosseto, capofila del progetto “Seguiamo molti progetti e iniziative di valorizzazione, ma questo in particolare ha un significato importante per le implicazioni che può avere su un prodotto, il nostro pescato di qualità, che tanto ha ancora da esprimere nel mercato. Siamo disposti a spendere di più avere la certezza di mangiare pesce genuino e di qualità, proveniente dalle nostre coste? Certo. Ecco dunque uno strumento, il marchio di valorizzazione, che risponde ad un’esigenza precisa sia dei consumatori che dei produttori”.
Uno specifico spazio è stato poi riservato al soggetto privato candidato alla futura gestione operativa dell’intero sistema e del marchio: Cesit – Centro di Sviluppo Ittico, rappresentato da Roberto Manai. “Proprio ieri, 30 novembre – ha annunciato Manai – la Regione Toscana ha emesso il decreto per l’attuazione degli aspetti tecnici per l’attuazione del Marchio incaricando Cesit: da oggi quindi il Marchio si trasforma in realtà, contando anche sulla nostra esperienza, ricordo che Cesit ha sperimentato i primi sistemi di tracciabilità fin dal 2006. Le iniziali 55 adesioni da parte dei produttori in questi giorni sono state incrementate dalle quelle delle organizzazioni dei produttori di Livorno e dalle cooperative di Viareggio. Altre sono in corso, nell’intento di dare un unico marchio a tutta la produzione ittica della Toscana”.
Nutrirsi consapevolmente e bene è un’esigenza prioritaria per le implicazioni nella qualità della vita e della salute, ma sempre più complicata in un mondo
assediato da prodotti che non sempre rispondono ai criteri di trasparenza e qualità.
Il pesce è l’alimento principe per una dieta sana ed equilibrata, ma il mondo della pesca italiano ha difficoltà nel comunicare nel modo più efficace e trasparente la qualità del prodotto commercializzato, nonostante le elevate potenzialità territoriali, storiche e culturali e la capacità nel proporre ottimi livelli qualitativi. Per rispondere alle richieste dei consumatori e del mercato è indispensabile quindi un serio impegno nella direzione di una migliore efficienza dei mercati, in cui tracciabilità, sicurezza alimentare ed etichettatura siano le parole d’ordine.
Come riconoscere il pescato di qualità, quindi? Come sapere cosa acquistare?
Per affiancare il consumatore in una scelta consapevole e guidarlo tra le varie offerte, per la prima volta in una logica unitaria di livello regionale, il sistema delle camere di commercio della costa toscana (Grosseto e la sua azienda speciale COAP come capofila, insieme a Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara) unitamente ad un partenariato / tavolo tecnico con le principali rappresentanze di settore regionale ( GAC – Gruppo Azione Costiera, Distretto toscano della pesca, Federpesca – Ufficio regionale della Toscana, Lega Pesca Toscana AGC/Agrical, Coldiretti Impresa Pesca, A.P.I., COOPAM Orbetello, Cooperativa “I pescatori di Orbetello”, Cooperativa “Coop Costa d’Argento”, Azienda “Fratelli Manno”) hanno seguito una strada ambiziosa: proporre un sistema di tracciabilità e garanzia qualitativa del pescato della costa toscana attraverso un vero e proprio marchio collettivo: il Marchio Costa Toscana
Considerazioni confermate dai risultati dell’analisi di sostenibilità organizzativa ed economica presentata oggi. La maggioranza degli intervistati è a favorevole all’adozione marchio e del sistema di tracciabilità (l’83,7% degli operatori della pesca giudica il marchio utile per valorizzare le produzioni locali e sostenere lo sviluppo del settore) ma l’atteggiamento è particolarmente positivo tra i destinatari del prodotto (il 91,7% tra i consumatori e il 95,5 % dei ristoratori).
E, dato importantissimo, pur temendo l’aumento dei prezzi, per i consumatori e gli operatori della ristorazione i vantaggi di un prodotto a marchio sembrano essere maggiori di un eventuale aumento di costo del prodotto, purché piuttosto contenuto: il 29,5% dei consumatori acquisterebbe i prodotti indipendentemente dall’aumento di prezzo, mentre il 32,9 percento sarebbe disposto ad accettare un aumento del costo del prodotto fino ad un massimo del 10%. Ancora più marcata l’opinione dei ristoratori: il 43,8% accetterebbe un aggravio dei costi di produzione fino ad un massimo del 5%, ai quali si somma un ulteriore 50% che accetterebbe un aumento dei costi fino al 10%.
“L’indagine si è rivelata utile a disegnare l’atteggiamento e i margini di crescita del marchio sia tra gli operatori che tra i destinatari del prodotto – spiega Fabio Ferretti, ricercatore dell’Università degli Studi di Siena che ha curato l’indagine – ma è servita anche a individuare indicazioni condivise dagli operatori su come orientare i contenuti del disciplinare, ad esempio a individuare i confini geografici per l’attribuzione del marchio per i prodotto e l’identificazione di un intervallo di tempo massimo dei prodotti a marchio che deve intercorrere dalla cattura del pesce alla consegna al primo acquirente”.
II progetto presentato in questi giorni nelle sedi delle Camere di commercio toscane, cofinanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del Fondo europeo della Pesca – Investiamo in una pesca sostenibile – Regolamento (CE) n. 1198/2006 FEP 2007-2013 Asse IV – Misura 4.1 Sviluppo sostenibile delle zone di pesca, ha già raggiunto un buon livello di sviluppo, e sta per concretizzarsi con la partenza operativa del marchio che porterà il pescato di qualità sulle tavole dei consumatori.
Gli appuntamenti per conoscere nei dettagli il sistema di tracciabilità e il marchio collettivo dopo quello di Grosseto sono il 10 dicembre a Livorno, l’11 dicembre a Pisa, il 17 a Massa Carrara e il 18 a Lucca