GROSSETO – Nessuna diffamazione, né tanto meno diffusione di notizie false. Il giudice delle indagini preliminari ha respinto l’opposizione di Moreno Periccioli e confermato l’archiviazione del procedimento penale, già richiesta e motivata dal Pm, a carico di coloro che avevano sostenuto la presenza di un conflitto di interessi tra il presidente della Scarlino Energia che ricopriva anche le cariche di presidente dell’Ato e al tempo stesso di assessore regionale all’ambiente.
A spiegare la questione è l’avvocato Roberto Fazzi, legale dei querelati, ovvero Roberto Barocci in qualità del Forum ambientalista e Renzo Fedi della Coldiretti di Follonica: «La vicenda parte da una conferenza stampa del 6 dicembre 2011, alla quale aveva fatto seguito una querela presentata da Periccioli nel 2012 – spiega Fazzi – Nella conferenza stampa venivano mosse delle critiche nei confronti di Periccioli da parte dei soggetti interessati da querela che avevano sollevato dei dubbi sul conflitto di interesse per via di numerose cariche e ruoli ricoperte proprio dal querelante».
«All’origine dei fatti ci sono le analisi sull’inquinamento della piana di Scarlino e quello della ex miniera di Campiano – spiega Fazzi -. Periccioli entra nella vicenda perché oltre a ricoprire l’incarico di assessore regionale all’ambiente ricopriva anche altri ruoli che entravano in conflitto, come la presidenza dell’Ato che gestiva la risorsa idrica, era presidente di Scarlino Energia e figurava anche nel consiglio di amministrazione del gruppo Monte dei Paschi. In sintesi Moreno Periccioli giocava su tre fronti. In questa circostanza Periccioli si sentiva diffamato e procedeva a querela. I documenti presentati in fase di difesa, in realtà, sono stati ritenuti addirittura superflui perché sia il Pm che il Gip hanno sostentuto che i querelati stavano esercitando diritto di critica e non di cronaca, anche se si stavano rivolgendo ai giornalisti».
«Siamo soddisfatti dell’operato della magistratura, ma la storia non finisce qui – aggiunge Fazzi -. Vogliamo andare avanti. Cercheremo, con i miei due assistiti, una giustizia civile. Questa vicenda ha provocato dei danni, c’è una lesione della loro immagine e reputazione. Sono stati loro i diffamati, non certo Periccioli». A margine della questione venivano querelati per diffamazione anche Clementina Piluso e Ubaldo Giardelli, che avevano espresso commenti su facebook. Anche in questo caso c’è stata archiviazione.