di Giulio Gasperini
CALDANA – I caldanesi ci sono da sempre affezionati. È la chiesetta che si trova proprio nel cuore del paese: sulle sue panchine di marmo ci si siede nelle afose notti d’estate, cercando un po’ di frescura, mentre d’inverno vi si allestisce il magnifico presepe ligneo monumentale, che di più belli in tutta la provincia non ne esistono. Ma forse mai nessuno avrebbe potuto sospettare che sotto l’intonaco scrostato e roso dall’umidità dell’interno di questo Oratorio, consacrato a Sant’Antonio da Padova, si nascondesse un piccolo tesoro. Compiendo i lavori di restauro, per impermeabilizzare il tetto e sistemare la struttura, sono state trovate, infatti, tracce di un affresco, grazioso per realizzazione e pieno di colori (soprattutto l’azzurro), probabilmente risalente alla fine del XVII secolo o all’inizio del XVIII.
Sono già partiti gli studi da parte della Soprintendenza per i Beni storico-artistici ma per adesso si avanzano soltanto ipotesi su cosa possa essere quel pezzo di muro dipinto. La chiesa di Sant’Antonio, anticamente, era una specie di edicola, con un porticato aperto, risalente a circa il 1670. La struttura venne chiusa soltanto qualche secolo dopo. A cosa serviva, allora, quell’affresco? Come poteva accompagnare l’architettura della chiesa? A cosa faceva da decorazione? I lavori proseguiranno per cercare di capire quanto estesa sia la presenza di questo decoro e quanto possa essere importante il suo sviluppo, ma è sicuramente molto interessante la sua stessa esistenza in una modesta chiesetta di campagna.
Ai lati dell’altare barocco, datato 1678, ci sono due piccole nicchie quadrate, nelle quali erano contenute due tele, oggi restaurate e conservate nella chiesa parrocchiale, raffiguranti l’angelo custode che mostra a Gesù bambino il suo futuro di passione e risurrezione, e l’altra San Guglielmo che invoca la Madonna, Gesù, Sant’Antonio da Padova e San Biagio. Possibile che, ad esempio, questi affreschi dipinti servissero come cornice delle preziose tele? Un piccolo giallo sta diventando questo resto affiorante quasi per caso e inaspettatamente. Ma al di là di ogni ipotesi, per le quali pare essere ancora presto avanzare delle certezze, la domanda vera, di questi tempi, è una sola: sarà la piccola comunità di Caldana a dover pagare per restaurare questo “tesoro”?