Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”
a cura di Marco Gasparri*
“Scusate, è successo qualcosa. Ci stiamo lavorando e risolveremo il problema il prima possibile”. Questo il messaggio di Facebook quando, qualche giorno fa, ha improvvisamente smesso di funzionare.
In pochi minuti in tutto il mondo vi sono state “scene di vero panico” con lamentele di utenti postate in gran parte su Twitter con l’hastag @FacebookDown. Qualche post anche molto ironico e scherzoso… eh si perchè per qualcuno non avere Facebook a disposizione
potrebbe davvero aver significato uscire a fare finalmente una passeggiata o addirittura parlare di persona con i propri amici.
I guai di Menlo Park, dove ha sede il colosso di Mark Zuckerbeg, sono arrivati a una settimana esatta da quelli ben più gravi di Skype che lunedì 21 settembre era crollato per un’intera giornata. Anche in quel caso, su Twitter, si potevano leggere i messaggi di frustrazione di moltissimi utenti che utilizzano ormai il programma come indispensabile strumento di lavoro.
Quello di Facebook è stato il terzo blocco in poco più di una settimana. Sono stati tutti di breve durata ma, su un colosso da 12,5 miliardi di dollari di fatturato, il loro peso si sente. Basandoci infatti sui ricavi pubblicitari incassati da Menlo Park nel secondo trimestre del 2015, e cioè 3,827 miliardi di dollari, ogni minuto di malfunzionamento del social costa alla società poco meno di 30.000 dollari in termini di ricavi pubblicitari persi. Inoltre quei trenta minuti di buio hanno fatto perdere al titolo Facebook quasi il 4% in Borsa: un vero e proprio disastro in anche in termini di immagine per una società che vuole insidiare il primato di Google per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria sul web.
Qualche esperto inizia a pensare che forse Facebook è cresciuto davvero troppo ed ormai ha bisogno di interventi strutturali sui suoi apparati. Il dato certo che ci deve far riflettere è che la maggior parte degli utenti del web naviga ormai praticamente solo su Facebook e lo fa dal proprio smartphone. Per quanto riguarda l’Italia il MIX (Milan Internet eXchange), la struttura dalla quale passa la stragrande maggioranza del traffico online nel nostro Paese, certifica che nei trenta minuti del blackout la diminuzione dei dati scambiati è stata notevole. Non potrebbe non essere così per un sito che vede ormai connessi oltre un miliardo di utenti nel mondo.
Nulla di nuovo per il mondo del web poichè cambiano solo gli strumenti e le tendenze.
L’11 agosto 2008 Gmail si è bloccò per due ore e con esso si bloccarono il 60% delle comunicazioni via posta elettronica del mondo. Quando poi, il 17 agosto 2013, Google si bloccò per soli due minuti, il traffico globale di Internet crollò del 40%.
Insomma più gli strumenti web diventano “giganti” ed assorbono utenza e più diventano indispensabili. Facebook in particolare è divenuta una tendenza mondiale di cui si può razionalmente fare anche a meno, ma che è talmente penetrata e radicata, da mettere a rischio il traffico di dati globale per soli 30 minuti di stop.
Per leggere anche le altre puntate di Hello Web: www.ilgiunco.net/tag/hello-web
* Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.