GROSSETO – «L’apertura di caccia che si è dimostrata un fallimento». Paolo Isidori, presidente provinciale di Libera caccia non usa giri di parole. «I circoli della Libera Caccia anche quest’anno hanno offerto la massima collaborazione nella gestione delle voliere, con lo stesso impegno degli anni passati, solo con un risultato disastroso. Forse dipenderà dalla stagione climatica avversa, ma anche dal fatto che per l’ambientamento e per il passaggio dal tipo di alimentazione, dalle miscele alle granaglie spezzate è avvenuto in tempi troppo brevi».
«Una volta liberati non sono stati capaci di alimentarsi in modo adeguato nel territorio libero – prosegue Isidori -, indebolendosi sono diventati facili prede delle volpi, dei rapaci e delle malattie; infatti sono state trovate diverse carcasse, durante le prove dei cani e del primo giorno di caccia. Inoltre le pernici del Centro pubblico di produzione selvaggina di Scarlino sono morte di malattia e dunque non sono state lanciate. Di chi la colpa – chiede ancora Libera Caccia -? E’ stata fatta qualche indagine?»
«Se il Centro di Scarlino, nonostante l’alto contributo scientifico dell’Università di Pisa, non funziona andrebbe eliminato e la selvaggina andrebbe forse comprata sul libero mercato. Negli anni scorsi la selvaggina acquistata nel libero mercato dagli ATC svolgeva il suo compito ed in molti casi covava pure – prosegue la nota -! In questa provincia vengono spesi troppi soldi in troppi “progetti”, i cacciatori hanno l’impressione che si spendono più soldi per i progettisti che per l’attuazione dei progetti stessi».
A cosa è servito per esempio l’acquisto dell’ecografo (euro 7.000) per studiare quando le femmine dei cinghiali vanno in “estro”, dal momento che questi animali vanno comunque eliminati dalle zone dove arrecano danni. Tutto questo in concomitanza dell’aumento del contributo agli A.T.C , anche se parzialmente attenuato dalla diminuzione della tassa regionale. Da più cacciatori è stata avanzata la proposta, per il prossimo anno, pur spendendo gli stessi soldi, di lanciare, nel mese di febbraio e di marzo, animali adulti in grado di riprodursi ed allevare la propria prole. Così da conseguire – conclude – una gestione venatoria più consona ai desideri dei cacciatori».