GROSSETO – La Regione Toscana, sulla scia dei fenomeni metereologici verificatesi in Lunigiana, ha inserito nella finanziaria 2012 una norma sulle aree a rischio idraulico molto elevato, volendo giustamente porre un freno alla cementificazione e alle edificazioni, impedendo tombamenti e stravolgimenti nel reticolo fluviale e mettendo in sicurezza gli alvei dei fiumi e con essi anche gli abitanti delle zone circostanti.
«La stessa legge – spiega la segretaria provinciale Barbara Pinzuti (nella foto) – non distinguendo fra agglomerati urbani oggetto delle catastrofiche alluvioni lungo i fiumi o corsi d’acqua, ed il territorio aperto che presenta aspetti diversi, ha di fatto “ingessato” lo sviluppo di larga parte del territorio provinciale, oggetto peraltro nel tempo di importanti opere di bonifica idraulica».
Consapevole di cosa questo significhi per territorio a vocazione fortemente agricola come la Maremma, il Partito democratico ha individuato in un documento gli effetti perversi della norma comportano il divieto assoluto per:
1) aumento della superficie coperta (per tutte le attività sia agricole che agrituristiche; conseguenza di ciò è l’impossibilità ad esempio di procedere all’accorpamento dei volumi esistenti per l’ampliamento di locali a servizio di attività agrituristiche già in evidente stato di crisi. Le stesse attività non possono procedere agli adeguamenti richiesti dalle normative igienico sanitarie.
2) aumento delle unità immobiliari anche attraverso il frazionamento, ad esempio una famiglia di coltivatori diretti pur avendo della superficie esistente da poter destinare ad abitazione di un nuovo nucleo familiare di un figlio non può effettuarlo on conseguente spopolamento delle campagne
3) realizzazione di annessi agricoli
4) realizzazione di magazzini, serre e altri locali destinati alla produzione agricola o al trasformazione dei prodotti
5) stalle per ricovero animali
«L’impossibilità di trasformare, potenziare riqualificare l’attività agricola e agrituristica – sottolinea ancora Pinzuti – contrasta in modo drammaticamente palese con tutte le misure e normative rivolte allo sviluppo dell’attività agricola e al ripopolamento delle campagne indispensabile per la tutela del territorio.
I vincoli imposti dalla finanziaria regionale rischiano di annullare definitivamente questo processo insieme a tutti gli investimenti avviati e nel contempo quelli già realizzati. Inoltre si sottolinea l’ulteriore effetto negativo prodotto dai mancati investimenti e cioè un abbandono consistente del presidio territoriale degli agricoltori svolto a tutela dell’ambiente con la manutenzione dei terreni agricoli con la manutenzione di tutte le infrastrutture ed in particolare di quelle di bonifica minore, essenziali in un territorio delicato come il nostro, e che ha permesso alla Maremma, nel contesto nazionale, di fregiarsi del titolo di Distretto Rurale.
Il partito democratico di Grosseto – conclude la segretaria del Pd – ritiene pertanto necessaria una revisione della norma, volta a distinguere gli agglomerati urbani dal territorio».