GROSSETO – Si chiama “Italian sounding”, è un fenomeno molto diffuso in tutto il mondo e consiste nello spacciare per italiani prodotti che non lo sono affatto, traendo in inganno il consumatore con nomi, confezioni o marchi che evocano l’originale italiano. L’esempio tipico è quello del “Parmesan”, la marca di formaggio venduta negli Usa che non proviene dall’Italia, ma sfrutta l’attrattiva del Parmigiano reggiano per imporsi sul mercato. Non trattandosi di una contraffazione vera e propria l’italian sounding non è perseguibile penalmente e quindi è un fenomeno in costante espansione. Il danno stimato per le esportazioni dell’agroalimentare italiano è enorme: si parla di oltre 60 miliardi di euro all’anno.
La questione è stata sollevata a gran voce dalla segreteria nazionale di Coldiretti che ha chiesto di far luce anche sull’operato della Simest. Si tratta dellasocietà finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero, controllata dal Ministero dello sviluppo economico, che ha erogato finanziamenti pubblici a società italiane che producono e commercializzano prodotti palesemente in concorrenza con il Made in Italy in quanto di italiano hanno solo il nome.
La Provincia di Grosseto ha affrontato l’argomento in Consiglio provinciale con un documento, approvato all’unanimità, che sottolinea il sostegno e la partecipazione a tutte le iniziative utili a porre rimedio alle distorsioni del mercato agroalimentare, comprese le azioni intraprese da Coldiretti. La Provincia di Grosseto chiede alla Regione e al Governo di adottare provvedimenti legislativi per valorizzare e tutelare le produzioni certificate, la denominazione d’origine e difendere il Made in Italy.
“Combattere l’Italian sounding – commenta Enzo Rossi, assessore provinciale allo Sviluppo rurale – per un territorio come la provincia di Grosseto, significa tutelare il lavoro di tante piccole aziende, di un intero sistema economico che da anni investe nella tracciabilità e nella qualità delle produzioni locali. Significa difendere i nostri formaggi, i vini e i salumi, l’olio, l’immagine stessa del territorio. Al Governo italiano chiediamo azioni mirate in campo internazionale per pretendere la diffusione in tutti i Paesi dell’obbligo di riportare in etichetta la provenienza geografica delle componenti alimentari.”