GROSSETO – È una dura lettera quella che Massimiliano Frascino, giornalista, presidente della Fondazione Il Sole, scrive ai media per denunciare come Grosseto non sia una città accessibile.
Disabile, su una sedia a rotelle da anni, Frascino, così come era accaduto anche lo scorso anno, si è trovato ancora una volta con la “porta sbarrata” per entrare al Cassero senese. Lì, in estate, le Mura prendono vita tra cinema e cultura, ma non per tutti. Il montascale di accesso, realizzato appositamente per servire le persone disabili e chi ha problemi di deambulazione, non funziona. A fare da “cavia” è stato proprio Massimiliano che ieri sera voleva andare a vedere un film. Una scelta semplice, ma non per tutti.
Per questo Frascino ha scritto una lettera aperta e chiede al Comune più attenzione e meno demagogia.
«Quando è troppo, è troppo. Anche per chi come il sottoscritto è abituato a cercare di risolvere i problemi. E a non fare polemiche.
Domenica sera, per l’ennesima volta, arrivato al portone del Cassero senese con l’obiettivo di andarmi a vedere un film, ho trovato bloccato il montascale per accedere alla piazza interna. Cosa che personalmente mi è capitata con diverse vicissitudini almeno 5 o 6 volte negli ultimi anni. Ero sinceramente imbestialito, ma ho deciso di non rinunciare, e grazie all’aiuto dei gestori del cinema e di alcuni ragazzi ho affrontato la salita; superando l’imbarazzo di dover chiedere aiuto a persone incolpevoli, per quanto generose e a loro volta imbarazzate.
Il 14 agosto dello scorso anno mi era successa la stessa cosa, scoprendo poi, una volta arrivato a casa, che mi si era spezzata alla base una delle due bacchette che sostengono lo schienale della carrozzina.
In quel caso, sbollita la rabbia, avevo scritto una lettera al sindaco Bonifazi e all’assessore Monaci in cui scherzando sull’esperienza personale, chiedevo una maggiore attenzione da parte dell’Amministrazione comunale al tema delle barriere architettoniche, facendo esempi concreti e offrendo collaborazione.
Questa volta ho deciso di scrivere ai media locali, perché sono stanco di essere preso in giro. Sono stanco, ma soprattutto amareggiato della mancanza di attenzione, dell’incompetenza della macchina amministrativa, della regressione culturale e, diciamocelo, della cialtroneria che regna sovrana. E sono anche indignato del fatto che ogni volta ci si nasconda dietro l’alibi della mancanza di risorse, quando i motivi veri sono gli altri.
Tra questi ci metto anche la logica borbonica con cui si muovono le Sovrintendenze, come nel caso del Bastione del Maiano appena ristrutturato. Dove si è impedito di realizzare un ascensore con motivazioni pseudo estetiche e filologiche, per far realizzare uno scivolo ripido (vada a testarlo il “funzionario” di turno) e oltretutto nemmeno raggiungibile. Con il bel risultato che le persone disabili o con difficoltà a deambulare sono escluse dalla fruizione del monumento e del panorama che si gode dalla terrazza.
Vogliamo fare altri esempi luminosi di menefreghismo istituzionale? Lo stato pietoso di alcune strade del centro (per raggiungere il museo archeologico, la camera di commercio, la chiesa dei Bigi, inaccessibile, o l’università), intransitabili a chi sia sprovvisto di accompagnatore fisicamente dotato o indisponibile a rompersi la schiena. Il cospicuo contributo pubblico dato all’Archivio fotografico Gori, senza preoccuparsi di garantirne a tutti la fruibilità, l’inaccessibilità del cinema Stella, quella dell’Arena della Cavallerizza o l’assenza di ascensore nel vano già predisposto di fronte al portone del Cassero, per raggiungere il quale si è costretti a percorrere una rampa ripida e pericolosa. Mi fermo per motivi di spazio.
Eppure ai cittadini tutti, disabili e non, non è concesso di omettere quando c’è da pagare una contravvenzione, l’Imu, la Tasi o la Tari.
Non sopporto la demagogia. Né quando viene dal popolo, né quando arriva dalle istituzioni. È una vita che m’impegno per trovare soluzioni percorribili, perché è il mio carattere, la mia cultura e la mia visione politica della società.
Ma a tutto c’è un limite, e non mi bastano le scuse, perché non è solo una questione personale. In questo paese i diritti si affermano solo per via giudiziaria: insegnanti di sostegno, fecondazione eterologa, fine vita, coppie di fatto. Bene, mio malgrado, farò tesoro della lezione: d’ora in poi, ogni volta che se ne presenterà l’occasione, ricorrerò alla magistratura. Non riesco proprio ad arrendermi al malcostume. “Ignorantia iuris non excusat”, per nessuno. (sentenza n. 364/1988 della Corte Costituzionale)».
Massimiliano Frascino