GROSSETO – La mostra “Uomini ed elefanti nella Maremma preistorica”, organizzata dalla Fondazione Grosseto Cultura, dal Comune di Grosseto e dalla Soprintendenza Archeologia della Toscana, illustra un’eccezionale scoperta avvenuta a Poggetti Vecchi, pochi chilometri a nord di Grosseto. Qui nel 2012, durante i lavori per la costruzione di una vasca termale, è venuto inaspettatamente alla luce un sito con testimonianze della frequentazione umana nel Paleolitico, ricco di resti di un elefante oggi estinto (Palaeloxodon antiquus). L’eccezionalità della scoperta di Poggetti Vecchi ha indotto la Soprintendenza Archeologia della Toscana ad intraprendere uno scavo d’urgenza, diretto da Biancamaria Aranguren e Gabriella Poggesi, e realizzato grazie al proprietario dei terreni, Aldo Ceccarelli, che ha fornito copertura finanziaria e organizzazione logistica.
I lavori di recupero dei reperti sono risultati particolarmente complessi, soprattutto a causa del flusso persistente di acque termali, che sono state arginate mediante il costante impiego di un’idrovora . L’impegnativa asportazione delle zanne e delle grandi ossa di elefante, che è stata effettuata anche grazie alla fattiva collaborazione della Società Naturalistica Speleologica della Maremma, ha richiesto l’opera di numerosi restauratori e tecnici specializzati, nonché l’ausilio di grandi mezzi meccanici.
La mostra racconta i primi risultati degli scavi e dello studio preliminare di questo importante ritrovamento. In particolare rimarca la complessa attività di restauro dei resti di elefante condotta dalla Soprintendenza Archeologia della Toscana nella persona di Simona Pozzi, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia dell’Abruzzo, e dalla Cooperativa Atlante, grazie anche al contributo della Cassa di Risparmio di Firenze, ottenuto dalla Fondazione Grosseto Cultura. Un filmato realizzato da Federico Santini illustra le varie fasi del lavoro di restauro di ossa e zanne di elefante, dallo scavo alla mostra.
L’esposizione, curata da Biancamaria Aranguren, Paul Mazza ed Andrea Sforzi, resterà aperta fino alla fine dell’anno e sarà possibile – su prenotazione – assistere dal vivo al restauro delle grandi ossa di elefante nel laboratorio di restauro allestito nella sede del Cassero dalla Cooperativa Atlante. L’evento è stato organizzato con il contributo del Mibact Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Soprintendenza Archeologica della Toscana; Museo di Storia Naturale della Maremma; Musei della Maremma; Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
La mostra sarà aperta fino al 31 dicembre 2015 con questo orario:
18 luglio/31 agosto: tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 19.00 alle 22.00
1 settembre/30 novembre: sabato dalle 17.00 alle 20.00
1/31 dicembre: sabato e domenica dalle 17.00 alle 20.00
Biglietto: 3 euro (gratuito per i bambini sono i 6 anni)
«E’ un restauro di reperti molto importante – ha spiegato il sindaco Emilio Bonifazi – che testimonia l’impegno messo in campo da Grosseto per fare questa mostra. Grazie quindi all’impegno di tante persone. Cultura e turismo sottolineano l’importanza storica del nostro territorio è un punto di forza da sviluppare». «In due anni sono stati fatti scavi, restauri e mostra, è stata una felice combinazione di più soggetti – ha aggiunto Loriano Valentini, presidente di Fondazione Grosseto Cultura -, questo avvalora il lavoro degli attori istituzionali e non. La mostra coglie due aspetti che sono motivo di orgoglio: arricchisce Grosseto di un’immagine molto bella e rara, oltre ad abbinare l’offerta culturale al valore scientifico. Stiamo facendo sforzo enorme di diffusione, anche per combinare la visita della mostra con quella dei musei della città. «Questa è una mostra che nasce su collaborazione e multidisciplinarietà – ha precisato Andrea Pessina, soprintendente per i beni archeologici della Toscana -. Lo scavo è tra i più importanti a livello Europa meridionale. Oggi presentiamo solo inizio di un capitolo che ci consentirà di riscrivere la storia di questo territorio. Ringrazio la famiglia Ceccarelli, proprietaria del terreno di Poggetti Vecchi che ha consentito e incentivato la ricerca». «Il Comune di Grosseto ha voluto dare un importate contributo alla realizzazione di questa mostra di grande interesse e valore scientifico – ha detto ancora l’assessore alla cultura, Giovanna Stellini -. Questa iniziativa infatti rientra in un più ampio piano di eventi nel quale si inseriscono, tra gli altri, anche il Simposi o etrusco e le visite notturne al Parco archeologico di Roselle. Un pacchetto ben definito di attività per valorizzare il patrimonio archeologico locale nell’anno dell’archeologia e che abbiamo pensato come momento di riflessione culturale associato alla promozione del territorio. L’amministrazione comunale si è, infatti, spesa con importanti investimenti che stanno dando risposte gratificanti e che hanno avuto simbolicamente inizio con la partecipazione all’Expo di Milano».
Le ricerche nel sito preistorico di Poggetti Vecchi sono state condotte secondo un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento di specialisti di varie discipline scientifiche della Soprintendenza Archeologia della Toscana e di altri Istituti di ricerca: le Università di Firenze, Roma 1, Roma 3, Trento, Torino, PIN Prato, Palermo, il CNR, l’I.I.P.P. Il lavoro degli archeologi preistorici è stato integrato dallo studio geologico e sedimentologico dei depositi e della stratigrafia, da quello paleozoologico della fauna antica, e da quello paleobotanico della vegetazione antica. Lo studio dei pollini in particolare è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Banca Federico Vecchio. Lo studio è ancora in corso e molte domande aspettano ancora una risposta.
Allo stato attuale delle ricerche sappiamo che l’area di Poggetti Vecchi, localizzata ai piedi di un rilievo calcareo, lungo la sponda di un vecchio bacino lacustre ormai colmato, venne frequentata a più riprese dagli uomini preistorici agli inizi del Paleolitico medio per attività legate alla caccia e/o alla macellazione dei grandi erbivori che popolavano la zona. Fra questi dominava un elefante oggi estinto (Palaeloxodon antiquus) alto circa 4 m alla spalla del peso di 8-10 tonnellate e dotato di lunghe difese relativamente diritte, vissuto in Eurasia fra 800.000 e 50-33.000 anni fa.
Lo studio dei pollini fossili, dei resti lignei, dei molluschi, degli ostracodi (microscopici crostacei acquatici che vivono sui fondali), della microfauna ha evidenziato che quando gli uomini preistorici frequentavano Poggetti Vecchi il clima era un po’ più fresco dell’attuale e una steppa umida si estendeva fino alle pendici dei rilievi circostanti, che erano invece coperti da boschi di latifoglie decidue. Fra le numerose specie di piccoli gasteropodi di acqua dolce e terrestri rinvenuti interessante è il ritrovamento di Melanopsis etrusca, una specie rara, tipica di acque minerali e tuttora presente a Poggetti Vecchi, che è inserita nella lista delle specie a rischio di estinzione.
La presenza dell’uomo a Poggetti Vecchi è testimoniata dal rinvenimento di strumenti in pietra, osso e legno. Lo scavo ha restituito oltre duecento strumenti di pietra nel livello di frequentazione più antico, realizzati su vari tipi rocce raccolte a pochi chilometri dal sito. I blocchi di pietra erano lavorati per ottenere delle schegge taglienti, che successivamente potevano essere “riaffilate” sul posto per realizzare un margine utile a raschiare. Lo studio delle tracce d’uso ha evidenziato che questi strumenti venivano utilizzati sia per attività di macellazione sia di lavorazione del legno.
Gli strumenti in legno rinvenuti sono attualmente ancora in restauro al Centro di Restauro del Legno bagnato della Soprintendenza a Pisa. Un breve filmato riproduce grazie alla scansione 3D, uno dei reperti lignei di Poggetti Vecchi. Nello scavo non sono stati trovati resti ossei umani, non abbiamo quindi testimonianze dirette sulla specie di Homo che viveva a Poggetti Vecchi. Tuttavia, sappiamo che a quei tempi, fra 200.000 e 150.000 anni fa, l’Italia era abitata dai primi neanderthaliani. Un lungo lavoro attende ancora la equipe di ricerca multidisciplinare di Poggetti Vecchi: l’obiettivo finale è ricomporre in un quadro unitario tutti i dati raccolti per arrivare ad un’ipotesi interpretativa del sito, cioè ricostruire l’ambiente e la vita dell’uomo a Poggetti Vecchi …“quando in Maremma vivevano gli elefanti”.
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