ALBERESE – Nel ricco calendario di eventi e celebrazioni per i 40 anni del Parco della Maremma spicca la mostra “I Romani di Alberese”, che verrà presentata e inaugurata sabato 27 giugno alle 12.30 e rimarrà nella sede direzionale dell’ente, sopra al centro-visite, fino al 1° novembre.
Contemporaneamente sarà allestita anche la mostra fotografica ”I Romani di Alberese: storia fotografica dei primi cinque anni di scavi’’ presso il frantoio, sempre nella sede dell’Ente Parco regionale della Maremma; e nel periodo in cui saranno in corso gli scavi di Spolverino saranno organizzate visite guidate per incontrare gli archeologi sul campo di lavoro.
Solo pochi anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che l’area di Alberese conservasse testimonianze archeologiche imponenti. Oggi invece registriamo, da una parte grazie al caso che ha portato al ritrovamento dell’iscrizione della Diana Umbronensis, dall’altra grazie allo spirito d’iniziativa della giovane associazione culturale Progetto Alberese, appoggiata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, un incredibile arricchimento delle nostre conoscenze sull’archeologia della zona: un grande scenografico santuario e un intricato quartiere produttivo-artigianale. Si tratta di testimonianze di età romana che bene illustrano quanto questo territorio abbia continuato a fiorire e svilupparsi anche dopo “l’epoca d’oro’” degli Etruschi.
Gli scavi presso Scoglietto sono stati avviati nel 2009 grazie ad un’intervento diretto della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Toscana e all’ex funzionario Mario Cygielman che, collaborando con gli archeologi dell’Associazione Culturale Progetto Archeologico Alberese, Elena Chirico, Matteo Colombini e Alessandro Sebastiani, ha organizzato una campagna di scavo in grado di metter in luce un’area santuariale dedicata a Diana Umbronensis e attiva dalla fine del III secolo a.C. al IV secolo d.C. Le campagne di scavo susseguitesi negli anni fino al 2011 hanno evidenziato una lunga occupazione dell’antico promontorio di Scoglietto che, con l’avvento dell’era cristiana, vide la distruzione del santuario e un utilizzo a fini abitativi terminato alla metà del VI secolo d.C.
A Spolverino, invece, presso l’ultima ansa del fiume Ombrone, è stato messo in luce un complesso quartiere artigianale legato ad un probabile porto di cabotaggio e alla vicina via Aurelia Vetus. Gli scavi, iniziati nel 2010, sono dal 2012 diretti dall’Università di Sheffield che, collaborando con gli archeologi dell’Associazione Culturale Progetto Archeologico Alberese e con la John Cabot University at Rome, hanno individuato una serie di atelier produttivi dedicati al riciclaggio e alla produzione di materiali in ferro, piombo, bronzo, osso e vetro, attivi dal I d.C. al VI d.C.