di Barbara Farnetani
FOLLONICA – «Come è possibile che dopo tre sentenze si possa ancora pensare di vagliare una nuova autorizzazione Via?». Se lo chiede, con un certo disappunto, Mario Monciatti, del comitato per il No all’inceneritore di Scarlino. «Qui c’è un’azienda, Scarlino Energia, che non accetta i propri limiti, tecnici e strutturali, e c’è una volontà da parte della politica, Regione e Provincia di portare avanti il lavoro dell’impianto a prescindere da tutto e tutti».
Perplessità, quelle avanzate dagli ambientalisti, che sono condivise anche dalla Confcommercio, oltre che dall’associazione balneari e da quella dei ristoratori follonichesi. Anche per questo il forum ambientalista ha deciso di presentare una serie di osservazioni nella speranza che abbiano un peso al momento della valutazione. «Le condizioni alla base delle motivazioni delle due precedenti sentenze del Consiglio di Stato non sono cambiate – precisa Roberto Barocci -, semmai si sono aggravate».
«L’inquinamento diffuso nella Piana di Scarlino è ora ancora più conclamato e ci sono dubbi sull’impatto sulla salute – puntualizza Monciatti -. In compenso si parla di una tecnologia sempre più obsoleta e inaffidabile. In nove mesi l’impianto ha avuto circa 140 arresti e ripartenze, che sono le fasi più critiche, inoltre sinonimo di un buon impianto è proprio la costanza di esercizio, e questa è una delle obiezioni presentate anche dal Comune in sede di conferenza dei servizi».
Secondo Monciatti la valutazione, da un punto di vista dell’impatto e delle ricadute anche occupazionali non può essere fatta solo sul territorio di Scarlino. Anche per questo un centinaio tra balneari, bar ristoranti hanno presentato le proprie osservazioni, perché specie in un comune turistico, l’impatto di un impianto deve essere visto in un contesto più ampio.
«Su tutta la piana è in corso un processo di abbassamento dai 3 agli 11 centimetri – ricorda Barocci – nessuno però si chiede come un dato come questo possa influire sulla staticità di strutture rigide che contengono anche acido solforico, e che non sono progettate per essere flessibili. Inoltre, anche se l’impianto funzionasse alla perfezione, il canale Solmine è già inquinato di metalli pesanti, non se ne possono aggiungere altri».
Barocci contesta anche l’altezza dei camini «Talmente bassa da contraddire le norme e le indicazioni scientifiche che hanno costretto le grandi aziende a costruire i camini a grandi altezze per evitare ricadute sulle zone abitate. Altre aziende sono state costrette a distruggere camini di 150-200 metri di altezza e costruirne di più alti». Antonio Pavani dell’associazione “Lavoro ambiente e salute” parla di un lavoro di ricucitura fatto da loro su dati che riguardano la salute dei cittadini e che visti nel loro complesso, tutti assieme, acquistano un differente peso. Si va dalle percentuali più alte di diossina presenti nel sangue e nel latte materno, alla presenza di metalli pesanti nel suolo alle polveri sottili, sino all’incremento delle patologie, tumorali e non, tra la popolazione, e una incidenza del doppio della media regionale di certi tumori.
Per così come è stata organizzata, Monciatti è poco fiducioso anche sugli esiti dell’inchiesta pubblica: «Intanto sarà composta da soli tre membri. Uno dei tre sarà il presidente nominato dalla regione che percepirà 20 mila euro. I due componenti potrebbero essere nominati uno tra chi è a favore e uno tra chi è contro l’inceneritore. Già così siamo uno contro due. Ci saranno due incontri, uno a Scarlino e uno a Follonica. Ciascuno nominerà un proprio perito. Vogliamo sentire Arpat e comandante dei Vigili che si prendono la responsabilità di dire che va tutto bene. Che la questione inquinamento è risolta, che non c’è inquinamento nell’acqua».