di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – Ufficialmente è la mancata autorizzazione allo svolgimento dell’assemblea dei lavoratori a far scattare lo sciopero, ma in realtà poco sarebbe cambiato. E’ sempre più crisi all’Eurovinil, dove si sta cercando di salvare il salvabile, dove traballano un centinaio di posti di lavoro e dove le proposte dell’azienda su accordi part-time si sono rivelate inaccettabili per sindacato e lavoratori.
I numeri della crisi. Degli oltre 100 dipendenti originari, nel piano della Survitec, la multinazionale che gestisce Eurovinil, 22 dovrebbero rimanere in azienda, 11 hanno invece trovato già altra collocazione, 26 attendono un ricollocamento nella sulla linea produttiva ma non è stato raggiunto l’accordo, mentre per 50 unità, comunque vada a finire questa vertenza, non ci sarà più spazio in azienda. L’orizzonte appare più che nebuloso, anche perché, allo stato attuale, si fa fatica ad immaginare un futuro anche per coloro che potrebbero vedere il domani nell’azienda grossetana.
La reazione dei sindacati. Lo lotta da parte sindacale è in atto da diversi mesi, ma la battaglia appare durissima, se non impossibile. Già nel tardo pomeriggio è previsto un incontro in azienda per riformulare la proposta di accordo per una trentina di lavoratori part-time, ma su questo aspetto trapela un concreto pessimismo. «Il dispiacere è profondo – commenta Furio Santini della Cgil -, a Grosseto scomparirà il settore manifatturiero e diventeremo la periferia della Toscana. Siamo provincia che soffre e stiamo perdendo un pezzo di storia con prevalenza di genere femminile, visto che il 90% delle persone interessate sono donne». «Con la vicenda Eurovinil probabilmente andiamo a perdere un pezzo d’Italia e un bel pezzo di dignità – aggiunge Fabio Della Spora per la Cisl -, non solo posti di lavoro importanti per il nostro territorio. Bisogna andare dietro alle multinazionali, non solo quando arrivano in Italia, ma anche quando scappano».
Advisor e scadenze. C’è anche una data piuttosto vicina che preoccupa sindacati e lavoratori, è quella del 2 luglio. In questo giorno verranno stoppati gli ammortizzatori sociali e per di più cesserà anche il mandato dell’advisor Paolo Coscione, incaricato di trovare possibili “acquirenti” per tenere in vita l’azienda. «La sensazione è che ci sia interesse verso l’aspetto produttivo – precisano dai sindacati -, ma è altrettanto evidente la scarsa volontà di vendere da parte della multinazionale». Anche per questo è stato chiesto un incontro al Ministero dello sviluppo economico, in modo da trovare uno spiraglio adeguato. «Purtroppo al momento non abbiamo ricevuto risposte – precisano ancora i sindacalisti -, stiamo ancora aspettando. Se non ci saranno novità 78 famiglie rimarranno senza uno stipendio».
L’inversione di tendenza da parte della multinazionale appare manovra ardua e assai difficile da ipotizzare. Sindacati, rsu, lavoratori, sperano ancora, mentre la Maremma rischia di risvegliarsi, ancora una volta, nuovamente più povera di prima.