GROSSETO – Dopo il patto di stabilità, dopo i tagli delle precedenti finanziarie, per gli Enti locali arriva un nuovo laccio che imbriglia ulteriormente la capacità di gestire in modo autonomo le proprie entrate. Si tratta dell’articolo 35 del decreto liberalizzazioni che detta nuove disposizioni in materia di tesoreria unica per gli Enti Locali.
Entro il prossimo 16 aprile, il denaro depositato nelle tesorerie degli enti – cioè, nelle banche del territorio – deve necessariamente confluire alla Tesoreria Statale. Questo segna un passo indietro di 30 anni rispetto alla possibilità da parte degli enti locali di gestire in modo autonomo e attivo le proprie entrate, con perdite significative in termini di interessi attivi maturati su questi depositi. Questa riforma procurerà un afflusso di risorse alla Tesoreria Statale, migliorando sicuramente la capacità dello Stato di far fronte ai propri creditori, ma con altrettanta certezza non migliorerà la capacità degli enti locali di pagare i propri fornitori.
Il Governo ha riconosciuto che l’edilizia è alla base dell’economia del Paese: ora deve fare un passo avanti necessario: deve permettere agli Enti locali, che hanno soldi fermi in bilancio, di pagare i fornitori e le imprese che lavorano sui territori. Questa sarebbe davvero una boccata d’ossigeno per l’economia locale. Al contrario, c’è molta preoccupazione perché il versamento alla Tesoreria dello Stato di tutte le entrate comporta un serio rischio di un ulteriore rallentamento dei pagamenti da parte degli enti alle imprese. Per pagare i fornitori o sostenere le spese di ordinaria amministrazione dovremo andare a chiedere l’autorizzazione al tesoriere dello Stato. Questo, di fatto, è un nuovo vincolo ai pagamenti degli enti territoriali e comporterà inevitabilmente rallentamenti, perché obbligherà Regioni, Province e Comuni a trasmettere alla Tesoreria centrale i mandati di pagamento, che poi stabilirà quando pagare.
Detto in altre parole: ulteriori pastoie burocratiche ed ulteriori rallentamenti di cui le imprese non sentivano il bisogno, dato che in alcuni casi aspettano oltre un anno per ricevere quanto a loro dovuto.
In sintesi, quindi, lo Stato prende le nostre risorse per fare cassa e pagare i suoi creditori, ma così impedisce agli enti locali, che hanno soldi fermi in bilancio, di pagare le imprese e i lavoratori che operano sui territori.
Noi crediamo che gli Enti locali debbano essere considerati una risorsa fondamentale per contrastare la crisi, ma bisogna metterli in condizione di operare: invece i continui tagli e, da ultimo, questo “prelievo forzoso” dei soldi che hanno in cassa, hanno messo in ginocchio Comuni e Province. In questo quadro, pur con tutte le misure di risparmi possibili che abbiamo adottato, risulta molto complicato trovare i soldi necessari per svolgere i servizi ai cittadini.
Federico Balocchi, assessore provinciale al Bilancio e patrimonio