CAPALBIO – “A cena con il brigante”, è l’ultima invenzione di Leandro Peroni, realizzata in stretta collaborazione con il Museo del brigantaggio. Un’idea scaturita da un ricordo lontano, quando la vita di Domenico Tiburzi era al centro dei lunghi racconti tra il giovane Leandro e Alfio Cavoli, sotto gli occhi del sindaco di Capalbio, Giovanni Damiani.
“Erano incontri mai banali – ricorda Peroni – che mettevano al centro la vita e la leggenda del nostro concittadino, il Robin Hood della Maremma, nato a Cellere e poi diventato il ‘padrone’ dei territori toscani, dove toglieva ai ricchi e ai prepotenti per aiutare le famiglie contadine, spesso schiacciate e sopraffatte. Da allora è nata la mia passione per Tiburzi, la ricerca del nostro passato tanto importante, che ho messo al centro dei miei due mandati amministrativi. E’ stato un brigante, non lo nascondo, ma l’interesse sempre alto sul Museo dimostra quanto sia gradito e con questa iniziativa proviamo a rispolverare il ricordo di tanti episodi che lo hanno reso così amato e rispettato dalla sua gente, specie la più povera e indifesa”.
Mattatore assoluto dell’iniziativa è Pietro Benedetti, che tra un momento recitato, una ballata o una straordinaria poesia a braccio è pronto a dare vita a personaggi, amici o nemici lo deciderà il pubblico, che lo hanno conosciuto e possono raccontarlo senza possibile smentita. I racconti sono minuziosamente verificati e pianificati con il supporto di Marco d’Aureli, direttore del Museo del brigantaggio di Cellere.
Il numero zero in una bellissima serata maremmana, a Capalbio, terra che ha ben ha conosciuto Tiburzi. Un momento di storia vissuta a tavola, degustando prodotti tipici maremmani, gli stessi che molto probabilmente venivano gustati in quella metà dell’Ottocento che vedeva Domenico Tiburzi padrone incontrastato della Maremma. La storia si ferma, il tempo si congela e nel ventunesimo secolo si sogna un periodo passato, complici gusto, profumi e sapori di una terra fertile e generosa.