GROSSETO – «Tutti vorremmo che le cose andassero meglio. Ma purtroppo la Cgil non è un gufo quando afferma che a Grosseto viviamo il picco più elevato di lavoro povero e precario di tutta la regione. E non è un gufo nemmeno la Caritas, quando ci fa notare che a Grosseto 9.500 famiglie vivono in una condizione di povertà relativa, percentualmente il doppio della media nazionale». Claudio Renzetti, segretario provinciale della Cgil commenta la situazione lavorativa a Grosseto.
«Rispettiamo anche il clima da campagna elettorale che alimenta un maggiore ottimismo, ma chiediamo sommessamente si tenga conto del mondo reale – prosegue Renzetti -. Ad esempio, del fatto che numerosi lavoratori stagionali ci hanno già segnalato che da quest’anno sono stati o saranno assunti con il contratto “a tempo indeterminato” del Jobs act perché i loro datori di lavoro vogliono prendere gli incentivi, ma che come sempre ad ottobre saranno “regolarmente” licenziati».
«Dobbiamo contabilizzarli nel “nuovo miracolo italiano” – chiede la Cgil -? Francamente pensiamo di no: gli incentivi qualche stabilizzazione la creeranno, ma da soli non risolvono il problema. Questo lo sa anche il governo. E poi scusate, se si parla di nuovi avviamenti, si può dire anche il dato delle cessazioni? Altrimenti si rischia una figuretta come quella del ministro Poletti, che qualche giorno dopo un comunicato roboante ha dovuto ammettere che il saldo tra cessazioni e nuovi posti di lavoro era di +13 su scala nazionale».
«E si può valutare anche il dato inps? Perché se per il collocamento viene soppresso un posto a quaranta ore settimanali, e se ne creano due nuovi a 10 ore, anche prendendo gli incentivi il risultato finale è più uno. Ma in realtà si sono perse 20 ore settimanali di lavoro. Così come l’apertura dell’ennesimo centro commerciale non compensa la chiusura di numerose piccole attività – prosegue il sindacato -, perché per la Cgil un artigiano o commerciante ha la stessa dignità di uno con la busta paga».
«I conti veri sul Jobs act si potranno fare soltanto tra tre anni. Agli incentivi siamo favorevoli anche noi ma dobbiamo avere la consapevolezza che non sono la panacea. Il nodo centrale sul quale concentrarsi, a nostro avviso, rimane quello di come si crea nuovo lavoro e di come si difende quello buono che c’è. La Cgil ha un atteggiamento di terzietà rispetto alla politica. Siamo rispettosi di tutti i partiti e i candidati, quindi lo diciamo sommessamente e con rispetto: per favore, le persone sono esasperate, evitiamo di peggiorare la situazione con comunicati tipo ”Istituto luce”. Tanto che non tutto va bene “madama la marchesa”, ognuno – conclude Renzetti – lo vede coi propri occhi: basta affacciarsi alla finestra».