GROSSETO – “Si può fare a meno del pubblico impiego nella nostra provincia?”. A chiederselo è Marco Sabatini, candidato in regione per la lista del Sì – Toscana a sinistra.
«La domanda – scrive Sabatini – dovrebbe nascere spontanea visti i processi di riduzione, accorpamento, delocalizzazione e smembramento che stanno subendo le amministrazioni e gli enti pubblici locali. Blocco delle assunzioni e riduzione dei trasferimenti per i Comuni, accorpamento delle Camere di Commercio, smantellamento della Provincia, del Corpo Forestale dello Stato, declassamento della ASL, sono queste le dinamiche più evidenti in atto, oggi, in Maremma. Risultato delle scelte compiute a livello nazionale e regionale (ASL) che in un territorio particolare come la Provincia di Grosseto avranno delle conseguenze devastanti dal punto di vista sociale ed economico».
«Nel Grossetano si rischia di perdere il controllo del territorio, di non essere più in grado di garantire i servizi e la sopravvivenza stessa di enti, come la Provincia e la Camera di Commercio, cui la Legge assegna ancora funzioni fondamentali. Tutto ciò, prima di essere un problema per il dipendente pubblico, lo è per tutti coloro, cittadini ed imprese, che pagano le tasse».
«Non meno importanti sono poi le conseguenze derivanti dallo smantellamento dei pubblici uffici in termini di ricaduta della ricchezza. Nella città di Grosseto, dove vivono 1/3 degli abitanti della Provincia, oltre il 35% del Pil è prodotto dal pubblico impiego. I dipendenti pubblici, fortuna loro, sono una delle poche categorie che, seppur con stipendi bloccati da anni, ha accesso al credito, consumano e spendono in modo costante. Cosa succederà nel prossimo futuro quando saranno sempre meno? Le nuove assunzioni, sperando che prima o poi ci saranno, dove saranno fatte? Nella sede centrale della mega ASL di Siena o nella sede distaccata di Grosseto? Presso la Camera di Commercio di Livorno o in quello che rimarrà in via Cairoli nel capoluogo maremmano?»
«La riforma della pubblica amministrazioni a livello nazionale, così come quella della ASL a livello regionale sono fatte senza alcuna lungimiranza, in pieno stile renziano, con l’obiettivo del risparmio immediato e spesso sull’onda del dissenso diffuso verso il dipendente pubblico e fomentato dai grandi gruppi industriali. Creando una lotta tra i lavoratori che, ad esempio per le Province, si vedono recapitare stime di esuberi senza alcune certezze».
«Una vera riforma della pubblica amministrazione invece dovrebbe puntare sulla qualità e sulla formazione del dipendente pubblico, su una riorganizzazione che parta dall’idea di migliorare quello che non va e non distruggere quello che c’è già, riflettendo sulle conseguenze dei processi di riforma per provare a guardare un po’ più in là, oltre il consenso elettorale. Ed invece siamo di fronte ad una resa totale dello Stato, evidentemente incapace di governarsi».