GROSSETO – «Siamo contrariati – dicono Lorenzo Centenari e Monica Pagni – dalla superficialità e approssimazione con cui si è arrivati allo svuotamento di risorse e funzioni delle Province, sia perché non s’intravede come questo concorra a risparmiare risorse, sia perché, ancora una volta, si dà un colpo al ruolo dei lavoratori pubblici. Solo in Toscana 4.800 dipendenti (Foto: www.cgil.it).
Le funzioni oggi in capo alle Province, infatti, difficilmente possono essere trasferite ai Comuni, soprattutto contestualmente a un processo di associazione delle loro funzioni attraverso l’istituzione delle Unioni comunali. Allo stesso modo appare irrazionale attribuire ulteriori funzioni alle Regioni. C’è la necessità di rinforzare organismi che abbiano funzioni di area vasta, esattamente come nel resto d’Europa, mentre ci sembra che si continui a mettere in fila interventi privi di un quadro normativo generale che ridisegni in modo coerente l’architettura istituzionale.
Siamo sorpresi anche del fatto che da parte di alcune forze sindacali si assecondi l’onda montante della demagogia ispirata dall’antipolitica, sottovalutando sia il tema della rappresentanza politica dei territori che i rischi cui va incontro il personale degli Enti. Dopo che altre sottovalutazioni hanno già portato a processi di esternalizzazione dei servizi, confinando i lavoratori pubblici e la loro professionalità in recinti sempre più circoscritti.
È una questione di metodo e di merito: cancellare le province in questo modo prelude a “razionalizzazioni” il cui obiettivo principale è tagliare posti di lavoro, peggiorando chiaramente i servizi.
In questo contesto s’inquadra il futuro delle Province. Organi sovracomunali che possono garantire anche un governo dei servizi a rete tra Comuni, riducendo i problemi derivanti dalla frammentazione e dall’autoreferenzialità degli enti. E’ per questo che la Fp Cgil di Grosseto è contraria alla creazione di scatole vuote, senza che vengano garantite alternative credibili. L’allontanamento del centro decisionale oggi gestito dalle Amministrazioni provinciali creerà un vuoto istituzionale con conseguenze che incideranno in peggio sia sulla vita democratica e sociale, che su quella economica del territorio e che avranno ripercussioni dirette sui servizi fino ad oggi erogati con qualità e competenza, come la stessa Upi (Unione delle Province d’Italia) ha attestato attraverso meticolosi studi di settore supportati da inequivocabili dati.
Per tutti questi motivi contestiamo la soppressione delle Province, mentre siamo d’accordo per una revisione generale rispetto a Enti, Agenzie, Consorzi ed “apparati” in genere, che sono gli autentici dissipatori delle risorse pubbliche. Pur consapevoli che anche nell’Ente Provincia sia possibile migliorare la gestione delle risorse».