FIRENZE – “Non soltanto la Toscana, in attesa dell’accordo economico nazionale con la ditta produttrice, ha fatto sì che fosse trattato in modo compassionevole un quarto dei pazienti gravi curati in Italia, ma è dalla fine dello scorso anno che i medici toscani possono prescrivere il Sovaldi, il nuovo farmaco contro l’epatite di tipo C senza alcuna limitazione nelle quantità e nella disponibilità. Abbiamo quindi fatto presto e bene tutto ciò che era in nostro potere e siamo pronti a continuare la cura dei pazienti che ne hanno necessità”.
E’ rassicurante la precisazione fornita da Luigi Marroni, assessore regionale al diritto alla salute, in seguito a due interrogazioni presentate l’una alla Camera dei deputati e l’altra in Consiglio Regionale in merito ad una presunta mancata attivazione in Toscana del trattamento dei pazienti affetti da epatite C dopo l’uscita a livello mondiale del nuovo (e si ritiene più efficace) farmaco. L’assessore Marroni ha illustrato le scelte della Regione Toscana in merito al farmaco per l’epatite C nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta stamani. Assieme a Marroni, c’erano Loredano Giorni, dirigente del settore farmaceutica dell’assessorato, e Maurizia Rossana Brunetto, direttore dell’Unità operativa di epatologia dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana.
In Toscana il trattamento con il farmaco Sovaldi (sofosbuvir è il principio attivo) è stato attivato dall’agosto 2014 con un accesso per uso compassionevole, cioè con la fornitura gratuita da parte del produttore, in seguito al mancato accordo economico tra l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e la ditta produttrice, la Gilead. Al momento della chiusura della possibilità di ricorrere all’uso compassionevole, cioè all’inizio del dicembre scorso, nella Regione Toscana erano stati approvati 216 trattamenti a fronte di un totale nazionale di 894 trattamenti.
“La pronta attivazione dell’uso compassionevole – conclude l’assessore – ha permesso la cura immediata dei pazienti più gravi, che non avrebbero potuto attendere i tempi della contrattazione economica e della successiva commercializzazione. Il farmaco è stato poi reso disponibile sul mercato dall’AIFA il 18 dicembre scorso”. E da allora, i pazienti trattati in Toscana sono stati 19. Il farmaco può essere erogato solo dai centri ospedalieri, al momento in Toscana una quindicina.
Il costo delle cure sarà notevole per le casse regionali, visto che un ciclo di trattamenti può andare anche oltre i 30.000 euro a paziente. La stima regionale è che nel 2015 i pazienti candidati alla somministrazione del farmaco possano essere fino a 1.700. La Regione pensa di poter far fronte alle notevoli spese necessarie a garantire le cure (intorno ai 50 milioni di euro) attingendo al fondo previsto dalla Finanziaria 2015 per i farmaci innovativi.
“Il sofsbuvir – spiega la dottoressa Brunetto – è la prima di una serie di molecole che si stanno rendendo disponibili per la cura dell’epatite C. C’è un gradualità, attendiamo le molecole che lo accompagneranno, per migliorarne l’efficacia e garantire il massimo della cura. La percentuale di successo sale all’80-95%, rispetto alll’attuale 40-50%”.