GROSSETO – «Oggi, 10 febbraio, si celebra la giornata del Ricordo, che da dieci anni vuole ricordare la storia di dolore ed esilio delle popolazioni del Confine orientale dopo la seconda guerra mondiale». Inizia così il lungo intervento del sindaco Emilio Bonifazi sulla giornata del Ricordo. «Negli ultimi dieci anni un momento cruciale della nostra storia recente, caratterizzato dalle violenze e dall’esodo forzato delle popolazioni di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia seguito all’annessione alla Jugoslavia, è stato riportato alla luce ed è diventato un tema fortemente presente nel dibattito pubblico e politico italiano».
«La legge che nel marzo del 2004 fissò nel 10 febbraio il giorno del Ricordo si proponeva di accrescere la consapevolezza storica su questi eventi e sulle tragedie che anche nel recente passato hanno caratterizzato il nostro paese e l’Europa intera – prosegue Bonifazi -. Credo che in questi dieci anni la nostra conoscenza si sia profondamente arricchita, grazie ad una riflessione storica e critica che ha consentito di ‘riscrivere’ un capitolo del nostro passato sottraendolo alle diffidenze ed alle pregiudiziali ideologiche che ne avevano decretato l’oblio. Per molti anni infatti l’esilio delle popolazioni del confine orientale è stata una storia negata, un capitolo doloroso del nostro passato che oggi la società italiana può affrontare in un rinnovato clima di confronto, di scambio e di condivisione, impensabile alcuni anni fa».
«Il grande lavoro portato avanti nell’ambito della ricerca, che nel territorio grossetano ha visto l’Istituto storico della resistenza e l’età contemporanea motore e capofila in Toscana di originali iniziative di studio e divulgazione, che hanno prodotto un triennio di lezioni e laboratori, un documentario, mostre e viaggi di studio, ha fortemente contribuito ad una importante crescita culturale della società, indispensabile per affrontare e riflettere su argomenti delicati e ancora vivi nella memoria di tanti – conclude il sindaco -. In questo senso il giorno del Ricordo ha rappresentato e rappresenta una occasione di conoscenza, comprensione e confronto, di cui oggi, in un momento nel quale si riaffacciano in Europea preoccupanti segnali di rifiuto dell’altro, c’è un grande bisogno».