GROSSETO – «Non c’è nessun aggravamento dell’inquinamento della Piana di Scarlino». lo afferma l’Arpat in una nota in cui risponde alle preoccupazioni del Forum ambientalista. l’Arpat passa poi ad analizzare la situazione dei singoli inquinanti, a partire dal Cromo di cui afferma «Non c’è inquinamento da Cromo. I valori rilevati derivano dalle modalità di costruzione dei pozzetti».
• Cromo esavalente
Nella piana di Scarlino non vi è inquinamento da cromo esavalente, i valori segnalati dal Forum, rilevati su 3 pozzetti, sono stati dovuti alle modalità di realizzazione dei pozzetti stessi e sono naturalmente scomparsi. Non è mai stato riscontrato inquinamento da cromo esavalente sulla falda della piana di Scarlino.
Si tratta dei dati relativi al primo monitoraggio delle acque sotterranee eseguito in data 03-11-2010 dalla Soc. Scarlino Energia in base all’AIA rilasciata in quell’anno. Lo scopo del monitoraggio, che è iniziato circa unmese prima della messa in marcia dell’inceneritore, era quello di fornire un punto zero utilizzabile per la valutazione dei successivi risultati con l’impianto in esercizio. Il campionamento della Scarlino Energia è stato eseguito sotto il controllo di ARPAT.
Nel novembre 2010, per il cromo VI1, sono stati effettivamente riscontrati valori significativi su 3 campioni di acqua di impregnazione superficiale prelevati in pozzetti di nuova realizzazione posizionati a livello da 0 a 3 metri di profondità. Nel novembre 2011 il monitoraggio delle acque di impregnazione indicava ancora la significativa presenza – ma in decremento – di cromo VI solo su uno dei 3 pozzetti. Nel 2012 (pur con AIA sospesa) è proseguito il monitoraggio che indicava un’ulteriore riduzione, oltre la soglia di significatività, di cromo VI anche nell’ultimo pozzetto. L’assenza di quantità significative di cromo VIè stata successivamente confermata anche nel monitoraggio del 2013 a cura del gestore.
Si precisa che il primo livello della falda acquifera monitorato con la stessa campagna del 2010 non mostrava superamenti della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) per il cromo VI (5 µg/L). E’ inoltre importante sottolineare che, in tutto questo periodo, le falde acquifere monitorate nella zona non hanno dimostrato alcuna contaminazione da cromo.
Per capire l’origine dei valori elevati di cromo VI, va detto che questi erano accompagnati anche da un’altra anomalia: elevati valori di pH, che determinano una maggiore solubilizzazione dell’elemento in questione. Si è trattato, probabilmente, di valori anomali dovuti ad interferenze riconducibili alla malta cementizia utilizzata per la costruzione dei nuovi pozzetti. Questa ipotesi è stata confermata daimonitoraggi successivi che hanno registrato la progressiva e spontanea scomparsa del fenomeno,contemporaneamente alla riduzione dei valori di pH verso la neutralità. Se si fosse trattato di una contaminazione ambientale i valori anomali di cromo sarebbero dovuti rimanere costanti nel tempo e diffondere anche nelle sottostanti falde acquifere.
Infine è utile richiamare che il cromo rappresenta un elemento estraneo alle attività delle aziende che operano nell’area; la stessa considerazione vale per i valori elevati di pH, da considerarsi anomali in una zona dove, al contrario, la contaminazione da piriti produce drenaggio acido con bassi valori di pH.
Si sottolinea infine che il monitoraggio in questione è previsto dall’AIA perconsentire un adeguato controllo di eventuali eventi anomali occorrenti durante la marcia dell’impianto e che non ha alcun collegamento con il monitoraggio post-operam relativo alle opere di bonifica presenti nella stessa area. A quest’ultimo proposito si ricorda comunque che il piano della caratterizzazione del sito, effettuato nel 2005, non aveva indicato alcun superamento del valore limite per il cromo VI.
• Bonifica area Nuova Solmine
Si fa spesso una grande confusione fra bonifica dei suoli e bonifica della falda. Nel caso concreto indicato dal Forum si tratta di bonifica dei suoli. Scarlino Energia ha completato la bonifica dei suoli, questa attività, come previsto, si è fermata al confine dell’area di sua proprietà. Il procedimento relativo alla bonifica delle aree di Nuova Solmine, comprese quelle confinanti, è in corso.
L’ordinanza del 2010 trae origine da verbali della Provincia e da Relazioni del Dipartimento Provinciale ARPAT dalle quali emerge che, nelle pareti dei terreni adiacenti al confine tra lo stabilimento Scarlino Energia e lo stabilimento della Società Nuova Solmine, risulta esservi una contaminazione residua per la presenza di ceneri di pirite o sterili. Secondo l’ordinanza la Nuova Solmine doveva attivare le procedure operative ed amministrative per la bonifica del sito contaminato. All’Ordinanza ha fatto seguito un sollecito della Provincia nel 2014, seguito dalla trasmissione, sempre entro il 2014, delle indagini preliminari da parte di Nuova Solmine. Sempre nel 2014 la Provincia ha richiesto a Nuova Solmine ulteriori indagini e di indicare chiaramente gli interventi o fasi progettuali future per tutte le aree in cui sia stato riscontrato superamento delle CSC o presenza di ceneri e sterili di pirite.
• Arsenico fuori norma in due pozzi a valle dell’area già bonificata (MISP)
Si è trattato di una bonifica tramite Messa In Sicurezza Permanente (MISP). Il raggiungimento degli obiettivi di bonifica verrà certificato nell’anno 2015, alla fine di 5 anni di monitoraggio. I valori rilevati nella falda non sono imputabili alla MISP.
L’area MISP (Messa In Sicurezza Permanente) significa che, in quell’area, è presente uno stoccaggio in condizioni di sicurezza dei suoli contaminati ottenuti dalla bonifica del sito della Scarlino Energia. I piezometri indicati (pm1, pm2, pm3, pm4), posizionati alla profondità di 10m, servono come controllo delmantenimento nel tempo della MISP. Il monitoraggio è stato avviato nel 2010 e terminerà nel 2015, a quel punto, con tutti i dati del monitoraggio a disposizione validati da ARPAT, sarà possibile esprimere un giudizio sulla stabilità della MISP in base agli andamenti nel tempo dei contaminanti monitorati. A tutt’oggi è possibile affermare solo che due piezometri (pm1 e pm4) presentano concentrazioni di arsenico inferiori alla soglia dicontaminazione e altri due (pm2 e pm3) presentano invece arsenico superiore. Tali valori sono stati rilevati sin dalla fase ante-operam della realizzazione dell’opera e non sono imputabili alla MISP.