GROSSETO – Botta e risposta sull’argomento della ciclabile sulle mura, oggetto nella giornata di ieri di una conferenza stampa da parte dell’associazione Dritti alla meta e di una risposta da parte dell’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Monaci oggi. «Leggo con estremo disagio quanto affermato dall’associazione Dritti alla meta circa il progetto della pavimentazione delle mura a scopo pedonale e ciclabile. Abbiamo accolto l’attivismo della associazione con molto favore ma questa attuale polemica mi pare assurda e strumentale – dice l’assessore comunale -. Nei giorni scorsi ad un incontro promosso da consiglieri comunali alla presenza di alcune associazioni tra cui Dritti alla meta ho ripetutamente e chiaramente precisato il contenuto del progetto: si tratta di una pavimentazione delle mura nel tratto già ora fruibile in brecciolino, di larghezza media 4,5 metri, concepita per garantire a tutti l’accessibilità, compresi i ciclisti: non si tratta di una pista ciclabile».
«Un percorso concepito con un materiale ecologico (tipo colorbit) convenuto con la Soprintendenza per rispetto del vincolo monumentale – spiega Monaci -. Siamo di fronte ad un grande salto di qualità nella fruibilità delle mura, nell’ambito di una visione complessiva da attuare progressivamente e che comprende nuova illuminazione e nuovo arredo. Dritti alla meta quindi continua a ribadire la sua contrarietà per elementi che non trovano riscontro nella nostra progettazione: parlano di una ciclabile che impedirebbe ai pedoni di fruire le mura ma la pavimentazione è stata concepita proprio per quello. Propongono una diversa pavimentazione, ma la pavimentazione tipo colorbit è una scelta dei tecnici su indicazione della Soprintendenza e quindi non vi è stata una scelta “politica” su cui discutere. Mi affido alla competenza dei tecnici e degli uffici statali che tutelano il vincolo monumentale».
«Da tempo i nostri uffici hanno intavolato con la Soprintendenza un dialogo per individuare la migliore soluzione al fine di mettere in sicurezza i punti più a rischio delle spallette, con il limite oggettivo dato da un monumento concepito 500 anni fa come struttura difensiva e trasformato dai primi decenni del 1800 in giardino pubblico. Lo realizzeremo – conclude Monaci -. Invito quindi l’associazione a leggere ciò che esiste e non ciò che essi vogliono strumentalmente leggere, e a rispettare le competenze degli uffici che hanno passato sotto il loro vigile controllo il progetto, da tutti i punti di vista».