GROSSETO – «Curve a gomito, passaggi difficoltosi che non facilitano un percorso promiscuo, ciclopedonale». La ciclabile sulle Mura a Dritti alla meta non piace proprio. «La pista misurerà 1900 m e sarà un anello tronco – afferma il presidente Ferando Bruno – Non esiste un piano generale di sviluppo delle Mura, la ciclopedonale non risolverà né i problemi di frequentazione, né quelli della sicurezza, né tanto meno quelli della manutenzione e pulizia».
Anche per questo Dritti alla meta chiede di annullare l’atto che ha dato il via all’istituzione della ciclabile sulle Mura. E lo fa con una delibera che chiederà di sottoscrivere a tutti i consiglieri.
«Inoltre l’art’88 del regolamento comunale prevede uno sviluppo culturale, sociale, sportivo, verde pubblico attrezzato per il bene comune. Attività che dovrebbero riqualificare le Mura promuovendo iniziative e attraendo pedoni sulle stesse – prosegue Dritti alla meta -. Peccato che con la scelta di un percorso ciclopedonale (promiscuo) il decreto ministeriale vincoli il traffico e la destinazione dell’area: “traffico pedonale ridotto ed assenza di attività attrattrici di traffico pedonale quali itinerari commerciali, insediamenti ad alta densità abitativa, ecc.”»
«Avendo noi fornito un piano che prevede la messa in sicurezza, la pavimentazione, ma soprattutto lo sviluppo commerciale e la gestione del complesso murario – prosegue Bruno – siamo fortemente contrari ad iniziative che vanno in senso opposto. Il nostro scopo è di mettere a “utile” le Mura trasformando ciò che ora è un problema in una risorsa! Altro problema, trascurato dal progetto, è la pericolosità dei parapetti (non a norma) che hanno, fino ad ora, costituito un perenne freno all’organizzazione di eventi sulle Mura. L’abbattimento delle barriere architettoniche non è considerato in quanto non sono previste rampe o altri accessi per i disabili».
«La scelta dei materiali, a nostro giudizio, non si può definire né funzionale, né ecologica – affermano ancora da Dritti alla meta -, perché, anche se opportunamente trattato, trattasi in ogni caso di asfalto, che è soggetto a lesionamenti ed assestamenti che, in strutture già esistenti, hanno causato distacchi del materiale con continui rattoppi. Il rischio che la copertura scelta faccia la fine delle altre piste o strade di Grosseto è più che una mera ipotesi (la nostra proposta prevedeva una pavimentazione in blocchetti riposizionabili su letto di sabbia per un prezzo leggermente inferiore)».