GROSSETO – “Prima di tracciare un bilancio dell’anno che stiamo per metterci alle spalle e che ricorderemo come uno dei più difficili per l’agricoltura voglio rivolgere un saluto ed un incoraggiamento a tutti coloro che pur tra mille difficoltà non si sono dimenticati di noi”. Sono le parole del vicepresidente della Cia Toscana e presidente della Cia di Grosseto Enrico Rabazzi – “un grazie dunque a tutta la stampa che non ha mai smesso di darci spazio e di far pervenire la nostra voce alla gente anche quando altre voci si facevano sentire più prepotenti, un grazie di cuore anche ai politici (ce ne sono ancora per fortuna) che combattono al nostro fianco e condividono le nostre battaglie anche se queste non portano loro né fama né successo. Una parola di conforto e di solidarietà infine anche a tutti i disoccupati, purtroppo ancora in aumento nella nostra Maremma (come altrove) ai quali si aggiungono anche molti lavoratori della Provincia: a loro e alle loro famiglie l’abbraccio di tutta la Cia con l’augurio che possano presto trovare lavoro e ritrovare così la loro dignità.
La crisi economica
Anche se oramai sembra di ripetere il solito ritornello è bene ricordare che dalla crisi non siamo usciti e che anzi il 2014 è stato al momento l’anno peggiore, ne sono testimonianza le sempre maggiori rinunce ai finanziamenti e ai contributi da parte delle aziende che evidentemente non investono più.
Le calamità naturali
Il resto lo hanno fatto le calamità naturali dall’andamento climatico che, già in corso di cambiamento da alcuni anni, quest’anno ha portato ad un vero e proprio stravolgimento delle stagioni con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, a fenomeni come la mosca degli olivi che ha dato un colpo letale alla nostra produzione di olio extravergine di oliva.
Aiuti insufficienti e un fisco che “non molla”
In un’annata così difficile dal punto di vista della “natura”, anche se le responsabilità umane non possono e non devono essere sottovalutate, non c’è stata un’adeguata risposta da parte della politica anche se va riconosciuto che non è facile far fronte ad una serie di calamità così ravvicinate e di tale gravità. Mentre, soprattutto nell’ultima fase dell’anno sul nostro settore si è assistito ad un crescere dell’imposizione fiscale (prima tra tutte ricordiamo l’introduzione dell’Imu per i terreni agricoli) che in una situazione di grande precarietà come quella in cui versa la nostra agricoltura, era l’ultima cosa di cui si sentiva il bisogno.
La semplificazione burocratica solo a metà
Gli sforzi, indubbi, che la politica ha cercato di fare sul piano della semplificazione burocratica sono poi stati vanificati da provvedimenti che seppure presi in buona fede e con le migliori intenzioni vanno comunque a complicare la vita degli agricoltori.
Una PAC luci ed ombre
Questo è stato anche l’anno della PAC (2014 – 2020) il documento che determina la struttura della nostra agricoltura negli anni a venire. Anche qui luci ed ombre: un documento troppo burocratico, mancano alcune scelte fondamentali che servivano per imprimere al nostro settore la svolta necessaria per assicurare un futuro, si è continuato nella logica dei finanziamenti a pioggia e non selettivi rinunciando così ad un importante ruolo di indirizzo dell’agricoltura.
I vecchi problemi sono sempre lì
Non uno dei problemi atavici che affliggono l’agricoltura è stato risolto. Se prendiamo come esempio il problema dei predatori a fronte di tanti progetti e di tante parole, di tanti impegni presi a vario titolo, la sostanza è che gli allevatori continuano, a tutt’oggi, a vedere le loro greggi aggredite dai predatori.
Cosa ci aspettiamo dal 2015
Il 2015 è l’anno dell’Expo di Milano, dedicato alla nutrizione del pianeta, quindi alla terra e agli alimenti, un avvenimento che dovrebbe vedere l’agricoltura come protagonista assoluta ma perché l’agricoltura torni ad essere protagonista non serve cambiare alcune cose, serve un radicale cambiamento di prospettiva una nuova rivoluzione agricola che rimetta il settore primario al centro dell’intero sistema socio-economico. Le parole d’ordine per l’anno che sta per iniziare dunque sono: una sensibile riduzione della pressione fiscale, un processo di vera sburocratizzazione che liberi gli agricoltori dalla giungla di adempimenti che strozza ogni giorno la loro attività, un’opera di comunicazione con la quale far capire alla gente l’importanza dell’agricoltura dal titolo “il territorio come destino”, massimo spazio alla trasparenza nelle produzioni agricole attraverso una corretta etichettatura dei prodotti che renda i consumatori più consapevoli e infine l’inizio vero dell’attività di cattura degli ibridi promesso da tanto tempo e fino ad ora mai realizzato.