di Barbara Farnetani
GROSSETO – È una lotta dura quella che stanno affrontando i dipendenti della Provincia di Grosseto. Dura perché mai affrontata prima, dura perché vede in gioco il proprio futuro, dura, perché quello che sta avvenendo a loro potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, e la loro vicenda potrebbe fare da apripista ad un analogo destino per Comuni e Regione.
«La mobilitazione dei dipendenti della Provincia è più che giustificata – afferma il presidente della Provincia Emilio Bonifazi – dopo le notizie che vengono dalla legge di stabilità è ovvio che ci sia preoccupazione. Non si può pensare di perdere tutte queste professionalità, anche perché c’è iul rischio di non riuscire più a garantire i servizi: domani lo stesso trattamento potrebbe toccare ai Comuni, e poi alle Regioni, e allora il rischio è che a pagare siano i cittadini che si troveranno senza servizi».
«Gli esuberi si trasformeranno tutti in licenziamenti» ne è convinto il segretario provinciale della Cgil Claudio Renzetti che è intervenuto all’assemblea dei dipendenti della provincia che da questa mattina è in corso presso la sala del Consiglio del palazzo della Provincia. «Si parla di 15 persone che saranno ricollocate, per il resto (oltre 200 persone) si parla di due anni di mobilità al termine dei quali ci sarà solo la disoccupazione. Il fatto è che per abbassare la spesa pubblica l’unica strada che vedono sono i licenziamenti e la privatizzazione selvaggia dei servizi essenziali. Se in altre province, come Firenze, sarà diverso qui da noi non ci sono possibilità di riassorbire e rioccupare questa gente: nel nostro territorio ci sono esuberi in tutti i settori, dalla difesa a, molto presto, la sanità, mentre un ricollocamento all’interno dei Comuni maremmani significherebbe il dissesto degli enti già in pre-collasso».
«Il Governo ha iniziato con una legge di riforma che doveva significare la ridistribuzione delle funzioni in modo anche di migliorare il servizio ai cittadini, e invece si è trasformata in un taglio lineare – puntualizza Sergio Sacchetti delle Uil funzione pubblica -. Così si sacrifica sull’altare del pareggio di bilancio tutta la nostra cultura, ma noi non possiamo fare come nel sistema anglosassone, dove i cittadini pagano scuola sanità e servizi. Questa è una riforma sulle teste e non sulle persone, e noi non siamo disposti ad accettarlo per questo abbiamo deciso di trascorrere qui se necessario anche le feste, il Natale e il Capodanno, perché dopo di noi, toccherà ai Comuni e poi alle Regioni visto che si parla di 85 mila esuberi neppure la Tatcher osò tanto, fermandosi a 50 mila.» Sacchetti parla dunque di occupazione a oltranza ma non di sciopero. «non vogliamo far mancare i servizi ai cittadini, chi occuperà prenderà un giorno di ferie».
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