GROSSETO – Si è conclusa, con la proclamazione dei vincitori, la seconda edizione di “Grosseto scrive”, il premio letterario promosso dalla Fondazione Grosseto Cultura con il sostegno della Banca della Maremma. La giuria era formata dai professori Carminio La Porta e Giuliana Marchini, da Eugenia Ocello, presidente della sezione grossetana dell’associazione storico critica letteraria, dall’architetto Pietro Pettini, dalla scrittrice Roberta Lepri, dalla dirigente scolastica del “Polo liceale Aldi” Anna Rita Borelli presidente di giura, da David La Mantia insegnante del Liceo scientifico. A loro si sono aggiunti tre ragazzi delle scuole superiori di Grosseto, tra Liceo classico e Liceo scientifico, Liliana Balotti, Lorenzo Megliorin, Anna Lombardo.
Per la sezione Saggi, il primo premio è andato a Gualtiero della Monaca, La ferrovia Orbetello-Porto S. Stefano. Storia e immagini del trenino Baccarini, Edizioni Effigi, con la seguente motivazione: “È una ricerca accurata e riccamente documentata sulla progettazione e realizzazione della ferrovia che per circa tre decenni collegò Orbetello con Porto Santo Stefano. Il materiale illustrativo è estremamente vario e comprende disegni tecnici, decreti, lettere di amministratori locali e statali e di ministri e funzionari. È arricchito da foto, articoli di giornali locali, lettere di privati, manifesti elettorali e sindacali, note minute di spesa, orari ferroviari…Eppure, per quanto sia ampia, la documentazione non appesantisce la lettura, grazie all’uso strategico che l’autore riesce a farne, alla sua competenza e chiarezza di esposizione. Quanto al contenuto, stupisce la capacità di Della Monaca di trasformare uno studio così specialistico e a dimensione locale in una affascinante storia di costume nazionale, con i suoi personaggi intelligenti, tenaci e ardimentosi, con la lentezza e farraginosità della burocrazia. Non mancano i campanilismi della popolazione, o le “vigorose proteste” dei Consigli Comunali, e neppure il ricorso a “personalità politiche all’uopo sollecitate”. Infine, a dare vita alla ricerca e sotteso ad essa, l’amore per questa terra e il desiderio che la memoria di quanti hanno operato per lei non vada perduta.” La giuria segnala il testo: Stefano Adami, Ezra Pound a Siena. Tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi, ed. NIE
Per la sezione Poesia, il primo premio è andato a Valerio Meattini, Non hanno resto i giorni, ed. Carabba, con la motivazione: “Una poesia speculativa, ricca di riflessioni. Ottima la padronanza stilistica, gestita con un lessico intenso ed efficace, mai ripetitivo. Uso attuale della retorica, originalissimo tessuto di immagini, ricco di figure retoriche, con echi della poesia in libertà di Apollinaire e Govoni. L’autore si dimostra attualissimo e convincente, senza essere criptico.”
Per la sezione Romanzo, il primo premio è andato a Roberto Ciarapica, Metti la sella all’ultimo cavallo, Excogita Editore, con la motivazione: “Si tratta di un romanzo storico dove sono narrate le vicende, il modo di vivere e di pensare della gente di Maremma nei primi anni del novecento; ma non si pensi ad una stampa, ad un bozzetto del mondo passato, e tanto meno ad un compiaciuto ricordo di tempi duri ma autentici; nell’incontro-scontro tra i due protagonisti, Oreste, il fattore, e Lorenzo, il giovane proprietario milanese, nell’arco di tempo di un anno, è raffigurato il passaggio difficile tra un mondo che scompare e una nuova società che avanza. E il romanzo è anche e soprattutto una rappresentazione dell’esistenza umana e una riflessione sui grandi temi della vita; tutti i personaggi, anche i più umili e disadattati, contribuiscono ad una generale indagine sul significato dell’esistenza, del dolore, della vita e della morte. La storia si sviluppa parallelamente all’andamento delle stagioni scandite dai lavori della campagna, con ritmi lenti ma densi, espressi con un periodare anch’esso denso e complesso. Lo strumento linguistico, impreziosito da frequente lessico dialettale e carico di risonanze metaforiche, è padroneggiato dal Ciarapica con la perizia del vero scrittore.” Per il valore della tematica affrontata, la giuria segnala il testo: Cristiano Gentili, Ombra bianca, Ota Benga. “Narrando le vicende terribili che accadono alla piccola Adimu, nata albina in un’Africa ancora tribale e attraversata da superstizioni fortissime, Gentili, con grande capacità descrittiva, conduce il lettore sulle tracce di una realtà poco conosciuta nel mondo occidentale: quella dei neri albini. Il romanzo, che vuole essere un apri pista per un progetto più ampio – quello di un social audio book, ovvero uno spazio di lettura collettiva in cui chiunque può in internet registrare la propria voce leggendo una frase dal libro – ha trovato in Papa Francesco un sostenitore convinto. Il Santo padre, infatti, ha donato a Gentili, in occasione di un colloquio privato avvenuto a santa Marta, la propria voce. La giuria pertanto segnala Ombra Bianca in quanto opera di forte impatto sociale e di grande importanza umanitaria.”
Per la sezione Racconto edito, il primo premio è andato a Maurizio Cavina, I liberatori, tratto da Luci spente nella storia, Effigi Edizioni, con la motivazione: “I “liberatori” sono gli Americani che liberarono l’Italia da Mussolini e dai Tedeschi, che, come dicono i personaggi del racconto, portarono la penicillina e il DDT, che infine ci considerarono alleati e ci accolsero nella NATO. Alleati, dunque, che dobbiamo rispettare, senza troppo indagare sulle storie di eccidi e violenze che li videro protagonisti, tacendo e magari confondendo chi ancora vorrebbe sapere. Continuando a spengere le luci nella storia, come nel caso narrato, che accomuna gli USA a tanti altri paesi del Mondo, dove le logiche del potere oscurano la verità. L’evento da nascondere è in questo racconto lo sterminio di 76 soldati italiani ad opera di soldati americani, consumato a pochi giorni dallo sbarco in Sicilia, presso l’aeroporto di Biscari. Vittime etichettate nei documenti ufficiali come “dispersi” e che tali devono rimanere anche quando, qualche anno più tardi, saranno una madre e un padre a cercare in quel luogo la verità sul figlio. Questo l’episodio drammatico al centro del racconto, che pure scorre veloce e leggero, con un preambolo da film neorealista e toni da commedia all’italiana che creano personaggi di diversa umanità, capaci, con il loro sorriso, di celare ed insieme rendere più dolente la tragedia che si continua a rappresentare. Lo stile, brillante nei dialoghi ed efficace nei dettagli, sa dare vita a date, nomi, nudi resoconti.” La giuria segnala il testo: Andrea Luschi, L’espresso di mezzanotte, tratto da L’espresso di mezzanotte, edizioni LiberEtà
Per la sezione Racconto inedito, il primo premio è andato a Maria Del Vecchio, Grosseto, città, con la motivazione: “Grosseto è lo scenario – nomi di piazze e strade- di un testo originale nel contenuto e nello stile. È un mimo che parla e racconta le sue performances, le imitazioni di tipi caratteristici della società che riprende e provoca. Fino all’episodio finale, in cui l’imitatore di vite altrui si fa, morendo, protagonista e salvatore. Stile e contenuto originali, che vogliono stupire (e ci riescono). Il racconto ha una sua singolarità nel tratteggio del protagonista, è narrato con linguaggio espressivo ricorrendo ad una ricca aggettivazione e con l’uso di figure retoriche.”