di Silvano Polvani
Il memoriale del 1952 – Dopo la lotta dei cinque mesi prende avvio da parte della Montecatini contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali una repressione tanto inaudita quanto feroce.
A Febbraio, il due, la Federazione Provinciale Minatori e Cavatori di Grosseto inviò alla Montecatini un nuovo memoriale nel quale si richiedeva che fossero revocati i licenziamenti “ arbitrari “ che la stessa aveva fatto nelle miniere di Ribolla, Boccheggiano e Gavorrano.
Veniva chiesto inoltre che cessassero i trasferimenti dalla miniera di Ribolla; la corresponsione della gratifica di bilancio agli impiegati ai quali per ragioni di rappresaglia non era stata corrisposta; come pure si chiedeva il pagamento della giornata del 1° Maggio per quei lavoratori che ne erano stati esclusi perchè avevano fatto sciopero il 30 Aprile; si reclamava l’ assunzione di nuova mano d’opera; libertà di espletamento dell’attività sindacale da parte delle commissioni interne; si chiedevano inoltre migliori condizioni igienico-sanitarie nei cantieri e la costruzione di opere sociali in tutti i centri minerari.
Per Gavorrano veniva reclamato la costruzione di 140 appartamenti in località Bagno, Filare, Ravi e Gavorrano, la costruzione di un deposito di acqua potabile in località Gavorrano paese per avere una migliore distribuzione nei centri sottostanti. Era richiesta, oltre al resto, la sistemazione delle strade di accesso alla miniera ritenute insufficienti al transito.
Ancora una volta la Federazione Minatori della CGIL partiva da sola, CISLe UIL sentite in proposito giudicarono irrealistici gli obiettivi e respinsero la proposta di aprire una nuova vertenza con la Montecatini.
L’11 Febbraio il primo sciopero di 4 ore, più dura l’inziativa del 26 e 27 Febbraio con 48 ore di sciopero. La risposta dei lavoratori fu alta, in alcuni cantieri si raggiunse il 100% dell’astensione. La capacità di mobilitazione della CGIL è ancora alta a soli 6 mesi dalla scottante delusione dell’epilogo della lotta dei cinque mesi. Gli scioperi non si fermavano, ancora 24 ore l’8 e 21 di Marzo.
La Montecatini rimaneva ferma sulle sue posizioni che escludevano ogni possibile discussione, anzi come era prevedibile attuava tutte quelle azioni di ritorsione alle quali da tempo aveva abituato i lavoratori.
Si legge in un comunicato fatto affiggere dalla direzione della miniera di Gavorrano: “Si avvertono i dipendenti che normalmente consumano i pasti presso il refettorio aziendale, che in occasione di astensioni dal lavoro, in adesione a scioperi o comunque ad agitazioni, saranno tenuti a corrispondere l’effettivo prezzo di costo dei pasti stessi, non fruendo, quindi, del prezzo di favore a suo tempo stabilito”.