di Barbara Farnetani
GROSSETO – Una querela per diffamazione. La risposta dell’Arci provinciale al consigliere comunale di opposizione del comune di Cinigiano Giovanni Barbagli non si è fatta attendere. Dopo che, il 18 novembre scorso, Barbagli aveva scritto ai giornali e presentato una interrogazione in merito alla gestione sui migranti nel centro accoglienza gestito da Arci proprio a Cinigiano, l’Arci è passata al contrattacco. «Riteniamo che l’interrogazione abbia contenuti diffamatori – afferma il presidente provinciale Christian Sensi – abbiamo provveduto a sporgere querela».
«Il contenuto del comunicato ha dei profili chiarissimi di diffamazione nei confronti dell’Arci – afferma l’avvocato Francesca Carnicelli -. Se si legge in modo completo e chiaro, l’intento di Barbagli è quello di far credere che l’Arci ha un obbligo di controllo su questa gente, obbligo che non svolgerebbe bene pur prendendo dei contributi e abbandonando le donne a se stesse. Quel che traspare poi, è che l’immigrato, per sua natura vive nell’illegalità e le donne tendono ad essere poco serie, e vivere nel meretricio. In realtà si tratta di donne fuggite da situazioni drammatiche che tentano di integrarsi e invece vengono usate come strumento per criticare l’Arci»
Carnicelli sottolinea poi le frasi “incriminate” rispetto alla nota inviata dall’ex candidato sindaco Barbagli alla stampa “La situazione appare delicata e ormai fuori controllo” e ancora di “scarsa capacità di gestione da parte di Arci” e riguardo alle migranti di “atteggiamenti degli ospiti femminili poco decorosi, ormai fuori controllo”.
Quella di Cinigiano è un ex ospizio che l’Arci ha avuto in comodato d’uso dal Comune sino a luglio 2015 e che in passato ha già ospitato altri migranti. «Abbiamo dato la nostra disponibilità alla Prefettura per svolgere all’interno della struttura attività di accoglienza ai migranti. Abbiamo partecipato ad una gara classificandoci primi e ci sono state inviate dieci donne migranti. Sin da subito abbiamo avviato un confronto con l’amministrazione comunale perché sappiamo che accoglienza può creare tensione. Proprio per questo abbiamo deciso di dare la nostra disponibilità per avere un’omogeneità tra le persone accolte, così da ridurre le tensioni. La volta scorsa avevamo tutti uomini tra i 20 e i 30 anni. Questa volta abbiamo dieci donne tra i 18 e i 25 anni, tutte nigeriane meno una che viene dalla Sierra Leone».
Sensi ci tiene a precisare che quello non è un parcheggio, per questo, sin da subito (le donne sono lì da fine settembre) sono state avviate tutte le attività formative e per favorire l’integrazione (come ad esempio i corsi di italiano).
«Assicuriamo la presenza, 24 ore su 24, di un custode, mentre per cinque giorni a settimana il centro è raggiunto da cinque operatori per i corsi». I migranti però non sono dei reclusi, sono liberi di andare dove vogliono, unico obbligo, quando si spostano, è di comunicarlo all’Arci che ne deve dare comunicazione alla Prefettura «I rimborsi sono infatti legato alla effettiva presenza delle ospiti». Se la comunicazione non viene data, dopo cinque giorni, quello che era un migrante in attesa dello status di rifugiato entra in clandestinità. «Noi non abbiamo funzioni di polizia ma di accoglienza». Spiega Christian Sensi che ammette anche che al momento una ragazza manca dalla struttura da un paio di giorni.
«I primi due mesi sono sempre il periodo più problematico – ricorda il presidente Arci -. C’è il primo impatto con la popolazione, non conoscono la lingua, c’è da valutare l’aspetto sanitario ci sono usi e costumi, anche alimentari, diversi dai nostri e capacità di ammalarsi superiore alla nostra. Con la richiesta di ospedale per ogni malessere».
L’Arci gestisce la struttura di Cinigiano, mentre a Monticello c’è una struttura, che ospita cinque persone, e che è gestita dall’associazione Sasso d’Ombrone. «L’interrogazione per noi è stata un fulmine a ciel sereno – sottolinea Sensi – traspaiono problemi di ordine pubblico che non abbiamo rilevato né noi né i carabinieri. E questo ci è stato confermato anche durante l’ultimo incontro in Prefettura. Capisco che dieci ragazze giovani, dieci migranti, in una comunità piccola come quella di Cinigiano, possano creare curiosità, ma non abbiamo rilevato grossi disagi, questo è l’avvio di un percorso che porterà all’integrazione. La questione prostituzione rilevata da barbagli è infondata e la struttura non è mai stata usata a questo fine».
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