GROSSETO – «Sino allo scorso anno gestivamo un centinaio di pratiche l’anno, da quando è nato il progetto sono diventate 2 mila, con un aumento percentuale del 1.900%» Massimo Sabatini, referente regionale Inail, parla così del progetto nazionale sulle malattie professionali che Fisascat Cisl e il patronato Inas stanno portando avanti. Il progetto si articola in più fasi: la formazione, con un corso ricolto ai referenti Cisl all’interno delle aziende, l’informazione, che i referenti sindacali fanno all’interno delle aziende, il contatto tra il lavoratore e il patronato, per valutare la condizione fisica e avviare, se necessario, un percorso anche legale per vedersi riconosciuta la malattia.
«Si chiama progetto salute e lavoro – prosegue Alessandro Gualtieri, segretario Fisascat Cisl -. Abbiamo preparato tutta una serie di questionari, divisi per settori, che ci aiuteranno a valutare se sia il caso o meno di aprire una causa. I questionario saranno distribuiti nelle aziende, ma, specie per le ditte più piccole, saranno disponibili anche ai nostri sportelli. La pratica sarà valutata da un medico del lavoro, Roberto Martini, e da un avvocato, Marco Picchi. I lavoratori devono conoscere i rischio connessi al tipo di lavoro che fanno. Rischi legati alle sostanze che manipolano, ma anche ad esempio al rumore. Spesso ci si pensa quando è troppo tardi, e invece è giusto fare prevenzione.
«Ad esempio – spiega Roberto Martini ai partecipanti al seminario – chi lavora in una segheria può riscontrare problemi di sordità. Poi però si va a guardare il vdr aziendale che valuta la rumorosità dell’ambiente di lavoro, e si scopre che è stato compilato male e i rumori risultano sotto la soglia di legge». «È bene vigilare sulla compilazione del vdr aziendale, che è pubblico – prosegue Gualtieri che a tal proposito sottolinea – stiamo formando una trentina di persone nel commercio turismo e servizi, ma vogliamo investire anche sui “lavoratori invisibili” quelli che sono impiegati in aziende talmente piccole da non avere un delegato sindacale al loro interno (l’85% della ditte) e che di fatto sono i più esposti».
«Le malattie professionali stanno aumentando e in molti non sanno di essere a contatto con situazioni pericolose, o che le loro invalidità sono state contratte sul posto di lavoro – riprende Sabatini – noi offriamo un’assistenza gratuita per valutare la situazione sia per i lavoratori che per i pensionati. Stiamo anche creando una banca dati nazionale relativa sia alla malattia che al rischio».
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