di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – «Ci sono risorse stanziate per 2,3 miliardi di euro sul rischio idrogeologico, ma occorre che sia possibile accederci». Così il vicedirettore generale di Ance, Antonio Gennari, interviene all’assemblea sociale di Grosseto che fa il punto sui tanti temi che interessano la crisi del settore dell’edilizia. In primis, quindi, la sicurezza del territorio perché, come ricorda Gennari: «C’è ancora troppa difficoltà nel poter accedere alle risorse stanziate e una volta superati gli ostacoli burocratici, subentrano spesso altri vincoli legati al patto di stabilità. Per questo diciamo che una ricognizione per un’Italia sicura va più che bene, ma al tempo stesso è necessario sbloccare le risorse». Un tema, quello del dissesto idrogeologico che ha visto Ance Grosseto in prima linea con tanto di filmato proiettato in assemblea e campagna mediatica #dissestoitalia, con tutte le denunce del caso. «Riteniamo che la difesa del suolo sia la priorità – aggiunge Rossano Massai vicepresidente Ance Grosseto – e che la sua gestione debba basarsi su tempestività, efficacia, certezza di interventi e delle risorse disponibili».
Ma Ance Grosseto punta il dito anche contro le difficoltà riscontrate dalle imprese locali nell’accedere ai bandi di gara. «Si regista un incremento del numero di gare in provincia di Grosseto, passate da 56 a 69, ma a ciò non corrisponde un andamento positivo, in quanto l’imprenditoria locale non viene valorizzata – spiega ancora Massai -. L’introduzione dell’estrazione casuale, toglie dai giochi numerose aziende locali ben strutturate, non ammesse a gareggiare a causa della “dea bendata”. Questo sta provocando una riduzione di aggiudicazioni. Come Ance ci siamo appellati ai responsabili dei procedimenti, richiedendo il principio di proporzionalità della pubblica amministrazione nell’applicazione delle norme, ma pochi soggetti si sono dimostrati sensibili alle nostre richieste».
Un problema in più per l’edilizia locale, mentre la crisi delle costruzioni ha la capacità di estendere i suoi effetti a tutta l’economia e i dati, anche in questo 2014 non sono favorevoli. Quello in corso è infatti il settimo anno consecutivo di crisi per il comparto che dal 2008 ha perso circa il 32% degli investimenti, riportando notevolmente indietro l’Italia, tornata ai livelli del 1967.