di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – Finalmente il tanto atteso incontro tra il commissario ministeriale Paolo Coscione (nella foto) e i lavoratori della Mabro si è concretizzato. Questa mattina, nella sala mensa dell’azienda di via Senese, è stato fatto il punto sulla situazione dopo mesi di silenzio e di ritardi, apparentemente motivati. L’incontro ha fatto seguito al confronto che poche ore prima c’era stato con molti soggetti coinvolti, tra cui: i sindacati rappresentati da Furio Santini (Cgil), Fabio Della Spora (Cisl), Rinaldo Carlicchi (Uil), le Rsu, il direttore di Confindustria Grosseto Antonio Capone, l’assessore comunale Emanuel Cerciello e, appunto, Paolo Coscione.
Tempi dilatati. E’ stato lo stesso commissario a far chiarezza sulle dinamiche e sulle cadenze che il tanto atteso bando di cessione avrà. «Non dipende dal mio operato – ha detto -. Avevo promesso la presentazione di tutta la documentazione al Ministero dello sviluppo economico entro il 30 settembre, l’ho fatto il 22, in anticipo rispetto a quanto previsto. Purtroppo i tempi delle istituzioni non sono gli stessi delle aziende e quindi dobbiamo ancora aspettare il via libera, che comunque ci sarà e in tempi brevi». L’iter della Prodi-bis, in effetti, prevede che dopo la presentazione del bando ci sia un comitato di sorveglianza nominato dal Ministero e incaricato di controllare la regolarità della procedura. In questa fase si sta ancora attendendo il via libera, anche se Coscione si sbilancia: «Non ci sono contestazioni». Successivamente il Ministero, dovrà emanare, entro 90 giorni dalla presentazione, il decreto che fornisce il via libera per la pubblicazione del bando di cessione. «Lo pubblicheremo sui quotidiani nazionali, compreso il Sole 24 Ore – aggiunge Coscione -, poi trascorreranno altri 60 giorni di tempo, messi a disposizione di coloro che vorranno avanzare offerte. Vi assicuro che c’è interesse per questa azienda, ho ricevuto manifestazioni anche dall’estero».
La grana del capannone. La vicenda Mabro, in ogni caso, non è esente da altri ostacoli, come quello che riguarda la struttura, di proprietà di Royal Tuscany e quindi posta sotto sfratto. «Avevamo chiesto di aspettare prima di intraprendere questo provvedimento – specifica Coscione -, ma così non è stato. Non entro nel merito della decisione, in quanto il provvedimento è legittimo, ma è chiaro che chi si aggiudicherà il bando, una volta subentrato avrà due strade da percorrere: o partecipare all’asta di Royal Tuscany, oppure cercare una nuova sede». Un ostacolo non da poco, mentre i lavoratori vanno ancora a caccia di rassicurazioni, alle quale Coscione non si sottrae. In primis sulla cassa integrazione: «Verrà rinnovata – chiosa il commissario -, anche se non so, tecnicamente, se ci dovrà essere un nuovo accordo sindacale». E poi sui posti di lavoro: «All’interno del bando abbiamo inserito degli appositi punteggi – chiarisce Coscione -, per agevolare la selezione. In sintesi chi riuscirà a garantire il maggior numero di posti di lavoro, avrà un punteggio più elevato».
Ultima speranza. La vicenda Mabro, comunque, sembra procedere in maniera stanca e lenta. Al di là delle parole di Coscione, l’impressione, anche assistendo all’assemblea di questa mattina, è che sia stato perso per strada un po’ di mordente. Forse la stanchezza per una vicenda apparentemente senza fine che ha comportato estenuanti battaglie e divisioni su più fronti, sta inesorabilmente affiorando. La salvezza dell’azienda maremmana, paradossalmente, passa proprio da coloro che fino a poco tempo fa erano considerati troppo numerosi per scongiurare il fallimento, ma che adesso si riscoprono valore aggiunto e unico di una fabbrica svuotata: i lavoratori. Da loro sarà necessario provare a ripartire perché, come ricorda Coscione: «Non ci sono dubbi che le maestranze, qualificate e professionali, rappresentino il punto di maggiore interesse per chi vorrà acquistare questa azienda».