GROSSETO – «Non c’è pace senza giustizia, e non c’è giustizia senza perdono». Sono le parole di Irene Sisi, la madre di Matteo Gorelli, il giovane di 20 anni che nel 2011 aggredì due carabinieri a Pitigliano provocando poi la morte, dopo più di un anno di coma, dell’appuntato Antonio Santarelli. Insieme a lei c’è Claudia Francardi, la moglie di Santarelli. Insieme hanno scelto Grosseto per presentare l’associazione “AmiCainoAbele”, nata dopo un lungo percorso che ha avvicinato le due donne, unite dal dolore, ma anche dal perdono, dopo la tragedia di Pitigliano.
«Tutto è nato da un abbraccio» ha raccontato Claudia Francardi di fronte a tanta gente che in occasione della Festa di Santa Lucia ha voluto partecipare questo pomeriggio all’incontro organizzato proprio per presentare ufficialmente la loro associazione. Accanto alle due donne anche Don Enzo Capitani, il parroco che le ha accompagnate in questo lungo viaggio di ascolto e comprensione, di preghiera e consapevolezza.
Un viaggio iniziato con la visita da parte della madre di Matteo ad Antonio. «Volevo – ha raccontato Claudia – che Matteo vedesse Antonio per far gli capire quali erano state le conseguenze del suo gesto. Invitai quindi la mamma di Matteo perché fosse lei a vedere e poi a parlare con il figlio. Lei accettò e da quel momento iniziammo un lungo percorso insieme che ci ha portato fino ad oggi. Tante volte ci siamo dette che cosa potevamo fare dopo quello che era successo, e questo è un primo passo».
L’associazione, prendendo ispirazione dall’esperienza delle due donne, si occuperà di accompagnare altri “cammini di riconciliazione”.
Per ulteriori informazioni si può visitare la pagina Facebook dell’associazione: www.facebook.com/amicainoabele