GROSSETO – Il vescovo Rodolfo ha ricevuto questa mattina la graditissima visita del vicario apostolico di Aleppo, il vescovo Georges Abou Khazen e del suo predecessore mons. Giuseppe Nazzaro, entrambi francescani. I due vescovi sono stati accompagnati in una breve visita alla Cattedrale di San Lorenzo e al Museo d’arte sacra, prima di intrattenersi con mons. Cetoloni in un fraterno colloquio nel palazzo vescovile e consumare insieme il pranzo.
Il vicario apostolico, che svolge il suo ministero per i cristiani di rito latino, ha parlato della drammatica situazione che si vive ad Aleppo. I ribelli hanno tagliato anche l’acqua e l’approvvigionamento è assicurato solo grazie ai pozzi presenti nei conventi e nelle moschee della città. Ad Aleppo c’è una comunità cristiana impaurita, ma viva e partecipe, seppure stremata per una situazione che ormai da tre anni non conosce sosta e che è venuta peggiorando negli ultimi tempi, soprattutto perché l’Isis è pericolosamente vicina alla città e la popolazione ha il terrore che possa ripetersi quanto già accaduto in Iraq. Mons. Abou Khazen racconta della generosa corresponsabilità di tanti (soprattutto giovani) nel prestare aiuto fin nei villaggi più lontani, col rischio di rimetterci la vita, e di quanto la Chiesa stia facendo l’impossibile per venire incontro ai bisogni di tutti coloro che bussano alla porta anche perché chi è potuto fuggire è fuggito, chi è rimasto è perché è povero e ora si trova ad aver bisogno di tutto.
“Il compito del vescovo – ha detto – è, prima di tutto, quello di essere un segno di speranza e di riconciliazione e di mostrare la concreta vicinanza della Chiesa alla popolazione, che ha bisogno di tutto, ma soprattutto di un supporto morale per resistere alla drammatica situazione che si sta vivendo”. Dall’Occidente il vicario apostolico ha detto di aspettarsi un aiuto per ricostruire il dialogo: “La Siria è stata per molto tempo un bel mosaico, che ora va restaurato e non reso un monocolore”.
Nonostante la drammatica situazione, il vescovo emerito Giuseppe Nazzaro ha detto di confidare sul fatto che “sempre si può ragionare di pace, perché nell’animo umano c’è sempre un briciolo di bontà. Bisogna trovare la chiave giusta per abbattere il muro della resistenza e far vincere la ragione sulla violenza, perché l’uomo è fatto per la pace”.
Anche il vescovo Rodolfo, legato da un rapporto di fraternità e amicizia coi due presuli, di rientro dalla Terra Santa ha voluto lanciare un appello: “Si percepisce sicuramente una tensione maggiore di qualche tempo fa e che certe ferite bruciano sempre di più, però l’Occidente non può arrendersi, deve favorire l’incontro tra le due parti, mentre noi cristiani dobbiamo farci sentire vicini ai fratelli di Terra Santa anche fisicamente, non avendo paura di compiere pellegrinaggi, perché solo così aiutiamo quelle comunità a non morire”.