di Barbara Farnetani
GROSSETO – Una segnalazione alla Procura della Repubblica per “la mancata ottemperanza al decreto AIA che prevede un termine di 24 mesi per il rispetto di valori limite alle emissioni in atmosfera” la segnalazione, che riguarda la Nuova Solmine, è stata fatta dagli ispettori dell’Ispra l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e risale al 7 di marzo scorso.
Gli ispettori del ministero hanno anche «accertato – come si legge nella nota inviata alla Procura – che il gestore ha continuato nel tempo ad utilizzare le ceneri di Pirite difformemente da quanto indicato dal decreto di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)».
«È dal ’97 che questa azienda viene definita, dal ministero, a rischio elevato – afferma l’ambientalista Roberto Barocci – l’azienda però ha continuato a chiedere proroghe. Il Ministro Prestigiacomo concesso le autorizzazioni disponendo però alcune prescrizioni puntuali, in modo da abbattere, nel giro di due anni, le emissioni della metà. Emissione che attualmente sono il doppio dei limiti di legge. Anche le ceneri di pirite, inquinanti, sono commercializzate senza alcuna tutela. Per questo gli ispettori segnalano alla Procura tutta una serie di illegalità».
Nella nota alla Procura si legge «l’inottemperanza riguardo al rispetto dei valori limite emissivi in atmosfera, e alla gestione delle ceneri di pirite.» Inoltre si parla anche della «gestione di rifiuti non conforme all’autorizzazione poiché il gestore ha sempre gestito le ceneri di pirite come sottoprodotto, omettendo di seguire tutte le procedure tecniche necessarie e obbligatorie per la gestione di un rifiuto».
Per quanto riguarda le emissioni, dal camino che «convoglia i fumi derivanti dall’impianto di produzione acido solforico e quello del vapore» era richiesto di passare dalle emissioni attuali alla metà entro il 9 febbraio 2013. adeguamento che, sottolineano gli ispettori, «non è stato conseguito» continuando l’azienda a rispettare i primi limiti, quelli meno restrittivi e chiedendo, nel 2012, una ulteriore proroga per l’adeguamento di 4 e 5 anni.
«C’è una responsabilità politica in questa vicenda – sottolinea Barocci – del Governo, di Sani, della Bramerini, della politica locale. La politica ha scelto la strada del silenzio, ma è la politica locale la responsabile della mancata programmazione. Gli ispettori hanno fatto il loro lavoro, segnalando tutto alla Procura della Repubblica, ma il compito della Procura non è quello di mediare ma semmai di chiudere un impianto non in regola. È la politica che deve imporre investimenti all’azienda come avviene in tutta Europa, anche per tutelare i 4-500 posti di lavoro dell’area». «Noi – precisa Andrea Marciani per Beni Comuni – siamo preoccupati anche per il futuro dell’occupazione nell’industria chimica della piana di Scarlino. Ci trovaimo di fronte ad un’industria che da sette anni non ottempera ai limiti di legge, con deroghe reiterate sino al 2012».
E di responsabilità diffusa parla anche Antonino Vella che afferma «possibile non si sia mai trovato i responsabili delle morie di pesci nel canale Solmine?»
Monica Faenzi, uno dei due parlamentari presenti ricorda «All’azienda è stata concessa una lottizzazione nella zona di Scarlino Scalo; in parte è già stata venduta e in parte sta attendendo le concessioni. Forse era meglio investire in sicurezza dell’ambiente e nella salute della popolazione. Fanno investimenti anche all’estero invece di investire nella sicurezza, inoltre manca anche il piano di sicurezza esterno che doveva essere fatto entro il 2011». All’incontro voluto dai comitati ambientalisti era presente anche il rappresentante dei 5 Stelle di Scarlino, Marco Mazzei, e il parlamentare dell’M5S Massimo Artini.