GROSSETO – Anche la salute e l’assistenza sanitaria devono fare i conti con la differenza tra maschi e femmine, oggi definita “differenza di genere”. È la stessa scienza medica ad affermare che la “salute non è neutra” e che anche in medicina va applicato il concetto di diversità tra donne e uomini per garantire il miglior trattamento possibile. Proprio con questo obiettivo, in Toscana, è stato istituito il Centro regionale di coordinamento della salute e medicina di genere, con il compito di promuovere attività sanitarie che tengano contro di queste differenze, così come previsto anche nella bozza del Piano socio-sanitario integrato regionale.
Sulla base delle indicazioni regionali, l’Azienda sanitaria grossetana, nei giorni scorsi ha istituito il Centro di coordinamento aziendale per la medicina di genere, affidandone la direzione alla dottoressa Vittoria Doretti, responsabile della sezione di Educazione alla salute. Il Centro è composto da 21 professionisti di area sanitaria, in rappresentanza di ogni settore individuato dalla delibera regionale (Salute mentale, Emergenza-urgenza, Prevenzione, Materno-infantile, Oncologia, Zona distretto, Servizi sociali, Educazione alla salute, area infermieristica e Direzione sanitaria).
Come spiegano i ricercatori dell’Agenzia regionale di sanità (Ars), infatti, il concetto di medicina di genere nasce dall’idea che le differenze tra i sessi, in termini di salute, non siano legate esclusivamente alla caratterizzazione biologica dell’individuo e alla sua funzione riproduttiva; ma anche a fattori ambientali, sociali, culturali e relazionali: le donne vivono più a lungo degli uomini, hanno una peggiore percezione del proprio stato di salute peggiore, prestano maggiore attenzione alla salute e alla prevenzione. Tant’è che le diversità nei generi si manifestano nei comportamenti, negli stili di vita e dipendenze così come nel vissuto individuale e nel diverso ruolo sociale.
Ecco perché le esigenze di salute nei due generi rappresentano uno strumento importante per misurare e programmare gli interventi di sanità pubblica, formando professionisti per diffondere interventi sulla salute delle donne, ricercando percorsi ottimali per sensibilizzare e formare gli operatori sanitari, sviluppando indagini e ricerche per evidenziare le differenze nei fattori di rischio, nella prevenzione e nella cura.