SCARLINO – «La famiglia Ferragamo, proprietaria del porto Marina di Scarlino, considera un lusso intollerabile prendere 1.000 euro per 40 ore di lavoro settimanali, e pensa di sostituire 9 dipendenti con altri che ne prenderebbero 500, innescando una inevitabile guerra tra poveri. Per ottenere questo brillante risultato, verrebbero anche licenziati tutti i rappresentanti sindacali. Perché è meglio che i lavoratori tengano il capo basso e non rivendichino mai i propri diritti». All’indomani dello sciopero dei lavoratori del Porto di Scarlino la Cgil interviene sui possibili licenziamenti di nove dipendenti.
«Nel frattempo il signor Ferragamo tiene nel “proprio porto” una barca stratosferica, con un pescaggio talmente profondo che quando esce in mare sono indispensabili costosissime operazioni di dragaggio – prosegue la Cgil -. Il management della Marina di Scarlino, da parte sua, non è stato in grado di presentare un piano industriale serio, che faccia intravedere una strategia di rilancio e dia una qualche prospettiva a un intero comprensorio».
«Cosa c’è di nuovo in tutto questo? Cosa c’è di glamour e di ganzo – sottolinea la Cgil -? Ci pare una vecchia storia che si ripete, con i lavoratori considerati alla stregua di una merce, e l’indignazione del padrone se “osano” rivendicare i propri diritti. Ricette trite, consunte, che alcuni soggetti tentano di reintrodurre utilizzando a pretesto la crisi. Senza ipotizzare fantomatici espropri proletari, per noi un’infrastruttura come quella della Marina di Scarlino appartiene anche al comprensorio e alle persone che lo abitano. Per questo il porto dovrebbe assumere un valore strategico sostanziale e non soltanto simbolico. La Cgil non cederà mai al tentativo di reintrodurre la barbarie sociale, ed è pronta a lottare con qualsiasi mezzo democratico per salvaguardare posti di lavoro e prospettive di sviluppo».
«Nella Gionata di ieri ci siamo limitati a una piccola azione dimostrativa simbolica – afferma ancora Cgil -, cercando di ridurre al minimo i disagi per l’utenza, con la quale comunque ci scusiamo, scegliendo di non dargli il risalto mediatico che meritava.
Determinanti in questa scelta sono state le istituzioni locali, che vogliamo ringraziare per impegno e solidarietà. Se davvero ci sono difficoltà temporanee legate alla crisi, chiediamo vengano attivati gli ammortizzatori sociali, rinunciando ai licenziamenti per non lasciare chi è già ultimo ancora più indietro».
«Chiediamo che non si “navighi a vista” e che sia presentato un piano industriale serio, rilanciando tutta la Marina di Scarlino, inclusa l’area commerciale – conclude il sindacato -. Serve un tavolo immediato dove ci si possa confrontare con franchezza. In assenza di questo, con sincero dispiacere per gli utenti, ci troveremo nostro malgrado costretti fin dalla prossima settimana a mettere in campo una protesta democratica a oltranza, con ben altri numeri di partecipanti, ben altre modalità e ben altro risalto mediatico locale e nazionale».