ROMA – Sono partiti in tanti per protestare contro le importazioni senza regole del riso dall’Asia e tra questi anche i produttori maremmani. A Roma il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha così ricevuto questa mattina la delegazione di Coldiretti guidata dal presidente Roberto Moncalvo. “La nostra mobilitazione – ha dichiarato Mario Lolini, uno dei risicoltori maremmani presenti – vuole sottolineare l’emergenza creata con le importazioni selvagge di riso dai Paesi del Sud Est asiatico.”
L’accordo “Everything But Arms” (Tutto tranne le armi) del 2009 che ha portato all’azzeramento dei dazi ha favorito – denuncia la Coldiretti – l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee. Ma da allora ha chiuso una azienda di riso su cinque e la situazione sta precipitando con la perdita di migliaia posti di lavoro e gravi pericoli per la salute. “Il riso della Maremma grossetana – continua Lolini – è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa come del resto tutta la risicoltura italiana. Riso italiano significa certezza per una alimentazione sicura e controllata a difesa della salute dei consumatori”.
Il pericolo c’è ed è concreto e non è una questione di protezionismo commerciale come apparentemente si potrebbe pensare. “Il sistema di allerta rapido europeo – dichiara Francesco Viaggi, presidente di Coldiretti Grosseto – sta inviando una notifica a settimana ai paesi membri sul rinvenimento, a campione, di presenza di pesticidi sul riso importato da Cambogia e Myanmar e totale assenza di certificazioni sanitarie. Questo riso viene poi commercializzato senza rivelarne la provenienza”. Fare uso di pesticidi vietati da anni nella Comunità europea aumenta la produttività che unita allo sfruttamento del lavoro rendono il riso asiatico appetibile commercialmente per il suo basso prezzo, mettendo così in crisi la prima produttrice europea di riso cioè l’Italia. “Anche questo caso dimostra – conclude Viaggi – l’importanza della nostra battaglia sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti e della provenienza delle materie prime impiegate”.