SCARLINO – «Sul caso Concordia, così come sulla vicenda dell’inceneritore di Scarlino, la sinistra toscana e maremmana ha dato ennesima prova della sua inadeguatezza. Prima hanno promesso e annunciato battaglie, poi, di fronte a decisioni superiori, si adeguano silenti, quasi fosse un gioco delle parti: alcuni i buoni, gli altri i cattivi».
«Per dirla con De Andrè, si costernano, s’indignano s’impegnano, e poi gettano la spugna con gran dignità. Chissà se il presidente uscente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras e il governatore della Toscana Enrico Rossi conoscono e amano “Don Raffaè”. Resta il fatto che la canzone sembra cucita su di loro».
Così Monica Faenzi, deputata di Forza Italia e capogruppo d’opposizione in consiglio comunale a Scarlino.
«Contraddizioni e incongruenze, quelle che caratterizzano le due vicende, che danno da pensare. Ma al di là del dato politico la decisione di far smantellare il relitto della Costa Concordia a Genova e non a Piombino è un colpo inferto all’economia toscana e al polo siderurgico piombinese. Migliaia di lavoratori attendevano che le promesse e gli impegni degli amministratori Pd, Rossi e Marras tra i primi, si tramutassero in realtà».
«E invece la buona notizia non è arrivata, con contraccolpi terribili per l’economia del territorio. Promesse disattese come quelle relative alla riapertura dell’inceneritore di Scarlino: nel 2009, in piena campagna elettorale, Marras si prodigò in proclami garantendo che l’impianto sarebbe stato escluso dal pipano provinciale dei rifiuti».
«Lo stesso Marras che qualche anno dopo ha dato il via alla riaccensione. Delle due l’una: o il peso politico dei rappresentanti toscani e maremmani del Pd è pari a zero, o siamo di fronte a un gioco delle parti sulla pelle di tutti i cittadini» conclude Faenzi.