ISOLA DEL GIGLIO – Tre domande e tre risposte attese per lunedì. Maria Sargentini, presidente dell’Osservatorio sulla rimozione della Costa Concordia, lo ripete e lo spiega agli abitanti del Giglio nel corso dell’incontro con la popolazione che si è svolto nel pomeriggio. Un’assemblea nella sagrestia della chiesa dove la notte del naufragio, quasi due anni e mezzo fa oramai, molti passeggeri trovarono il primo rifugio nella notte. Al Giglio oggi c’era il sole e Porto e spiagge più vicine erano già animate dai primi turisti e dalle scolaresche che ogni anno, a primavera,organizzano gite lungo i sentieri che attraversano l’isola. C’è voglia di tornare ad una vita normale.
“Lunedì ricostruzione dell’accaduto”- Dopo l’incidente dei giorni scorsi, con l’ondeggiamento del cassone orizzontale, il primo appena montato sul lato di dritta e l’ultimo di poppa, l’Osservatorio ha chiesto di sapere se è stato un errore umano, se è una procedura che non ha funzionato o se il problema riguarda invece una procedura sbagliata che andrà modificata. L’Osservatorio vuole capire anche se l’incidente avrà ripercussioni sui tempi e la filosofia dell’operazione. Chiede inoltre di conoscere come si intende rimuovere, prima del rigalleggiamento, il combustibile e le 2600 tonnellate di acque oleose ancora chiuse all’interno della nave e che, quando lo scafo era sdraiato su un lato, non era stato possibile pompare fuori.
“Nessun errore umano”- Se ne parlerà lunedì, nel corso della riunione dell’Osservatorio convocata a Firenze. Costa, come già anticipato, ha spiegato che non si è trattato di un errore umano: tutta colpa d una catena che si era stretta ad “s” attorno ad una sacco di cemento sotto la chiglia della nave e che sembrava in tensione ma che poi, spostato il sacco, si è allentata. “In questo momento non ci sono motivi di particolare allarme – sottolinea Sargentini – e in un cantiere complesso come questo incidenti e inconvenienti possono verificarsi. Ma non possiamo far finta che niente sia successo e chiediamo garanzie, per la sicurezza delle operazioni e dell’ambiente e per gli operatori che lavorano nel cantiere”.
“S13 pronto per tornare in cantiere” – Oggi pomeriggio il cassone orizzontale che aveva ceduto intanto è stato rimosso e posto sulla chiatta: un blocco da 850 tonnellate, largo trenta metri , largo dieci e alto undici. E’ integro e non entra acqua, ma dovrà essere riparato e per questo se ne tornerà a Genova a Fincantieri. Serviranno quindici giorni e due di viaggio, ha spiegato l’ingegner Franco Porcellacchia di Costa. Questo non si tradurrà però in quindici giorni di ritardo. Nel frattempo proseguiranno infatti le operazioni del cantiere, variando la sequenza di installazione dei cassoni prevista all’inizio.
“Ritardi mai dovuti all’Osservatorio” – Sargentini, dopo certe ricostruzioni uscite sulla stampa, ha tenuto a precisare che l’Osservatorio non ha mai rallentato le operazioni del cantiere rispetto a quello che poteva essere fatto. Lo ha confermato anche Porcellacchia:
“Mai stati fermi per colpa dell’Osservatorio – ha detto -, a dire il vero non siamo proprio mai stati fermi”. A questo punto si aspettano i documenti che saranno illustrati lunedì all’Osservatorio. “Certo – ha precisato ancora Sargentini – non ci venga chiesto di decidere in due ore su un progetto e una documentazione molto complessa, che abbiamo chiesto a fine ottobre e che per essere predisposta ha necessitato di otto mesi”.